Guariti 200 pazienti ma il virus non molla

Lunedì 6 Aprile 2020
IL BILANCIO
TREVISO Il bollettino di sabato aveva fatto sperare in un totale cambio di rotta: per la prima volta dall'inizio dell'epidemia erano stati registrati più pazienti guariti rispetto ai nuovi contagi (26 negativizzati contro 24 positivi in più). L'andamento non è stato però confermato nella giornata di ieri, dove a fronte di 6 persone guarite dalla malattia, sono stati registrate altre 30 persone positive. I dati appaiono comunque confortanti, anche se nessuno si azzarda ad affermare che il picco è stato già superato. Ma di certo la situazione è migliorata rispetto a un paio di settimane fa, quando la media dei nuovi casi era di circa 100 al giorno. L'altra buona notizia è che ormai il numero dei pazienti uscitis dal tunnel del nuovo coronavirus sfiora quota 200. Sono per la precisione 199, mentre rimangono stabili le dimissioni (ma ieri era domenica). «Tutto merito dei trevigiani, che stanno rimanendo in casa, bloccando così il contagio» aveva commentato pochi giorni fa il direttore della Microbiologia Roberto Rigoli. E a conferma di un andamento che fa ben sperare per il futuro ci sono state anche le parole del direttore generale Francesco Benazzi: «L'epidemia sta rallentando - ha sottolineato -, e la conferma arriva anche dai posti letto di malattie infettive: trenta quelli attualmente liberi. Non era mai successo dall'inizio dell'emergenza». Reggono anche le terapie intensive: ieri erano 49 i pazienti ricoverati in area critica (uno in più rispetto a sabato): 23 a Treviso, 5 a Oderzo, 6 a Conegliano, 6 a Vittorio Veneto e 9 a Montebelluna.
LE VITTIME
Nella giornata di domenica sono però stati registrati altri 4 decessi negli ospedali trevigiani, uno al Ca' Foncello, uno a Oderzo, uno Conegliano e uno a Montebelluna. Si è trattato di tre uomini e una donna, di età media di 79 anni, tutti affetti da gravi patologie pregresse, precisa l'usl. La Marca sta però pagando il prezzo più alto in Veneto. Sono 126 le vittime complessive. Solo Verona, con 193, ne ha di più.
L'EX MAGAZZINIERE
Tra le ultime vittime c'è anche Livio Campodall'Orto, 80 anni, di Vittorio Veneto. Era stato ricoverato alcuni mesi fa a Conegliano per la frattura dell'anca, causata da una brutta caduta, e non si era più completamente ripreso. Mentre seguiva le terapia di riabilitazioni all'ospedale di Vittorio Veneto, ha cominciato ad accusare i classici sintomi del Covid - 19. Il suo fisico, reso debole dalla recente operazione non ha resistito all'attacco del virus che in Veneto ha raggiunto ieri le 600 vittime scatenandosi soprattutto con le più deboli e anziane e deboli. «Ci hanno telefonato per comunicarci che sarebbe stato trasferito nel reparto azzurro dell'ospedale - racconta il genero Francesco Giuseppe Gobbato -. Ci hanno avvertiti che il virus aveva intaccato il suo fisico già debole e debilitato dalla caduta e dalla conseguente operazione». Sposato con Vittoria, lascia anche la figlia Lucia. Campodall'Orto ha iniziato il suo percorso lavorativo ancora da ragazzo presso la ditta Piccin Autotrasporti e poi sempre come magazziniere presso la Barazzuol di Vittorio Veneto dove è rimasto fino alla pensione. Ha prestato il servizio militare come alpino come artigliere di montagna. Le sue passioni oltre che al lavoro e alla famiglia erano lunghe passeggiate sulle colline e l'orto di casa.«Abbiamo visto mio suocero l'ultima volta, assieme a mia moglie e mia suocera il 3 marzo scorso, poi tutte le comunicazioni da parte delle persone che lo avevano in cura si sono svolte solamente per via telefonica». Questa è la vera crudeltà di questo virus; ti strappa le persone care senza poterle più rivedere e salutare.
Alberto Beltrame
Pio Dal Cin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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