Gli ospedali perdono due medici a settimana

Domenica 13 Ottobre 2019
IL CASO
TREVISO L'Usl della Marca perde due medici a settimana. La media dei dottori che lasciano gli ospedali trevigiani è da vertigine. Si tratta per la maggior parte di camici bianchi che a 60 anni sono stanchi delle guardie notturne e delle reperibilità e che vanno in pensione non appena è possibile, quindi prima del termine dei 65 anni: non chiedono più di restare in servizio, come accadeva fino a poco tempo fa. Inoltre mediamente un medico al mese molla l'ospedale pubblico per andare a lavorare in strutture private, dove viene pagato anche più del doppio. Dallo scorso ottobre ad oggi 10 dottori hanno optato per questa strada, in particolare ortopedici, ginecologi e dermatologi. E le nuove assunzioni non bastano a coprire il vuoto. La carenza di specialisti nelle corsie nasce da questa situazione. L'Usl sta provando a tappare i buchi stipulando contratti con i medici attraverso la libera professione. Ma il quadro resta più che mai precario. L'allarme è stato lanciato venerdì sera da Michelangelo Salemi, direttore degli ospedali di Conegliano e Vittorio Veneto, ospite del convegno La sanità della Marca trevigiana, organizzato da Forza Italia all'Antica Postumia di Vedelago, assieme ad Angelo Lino Del Favero, fino a marzo direttore generale dell'Istituto superiore di sanità, già direttore prima dell'ex Usl di Pieve di Soligo e poi dell'ospedale Molinette di Torino.
L'ANALISI
«Ogni settimana se ne vanno uno o due medici rivela Salemi più di qualcuno sceglie di andare nel privato». Dove i compensi sono diversi. «Ma anche quando non ci sono differenze abissali c'è comunque una convenienza specifica esisteva un progetto che prevedeva un aumento degli stipendi per i medici che lavorano negli ospedali periferici. Però non è andato in porto. Oggi chi fa lo specialista in un ospedale periferico inizia prendendo 2.700 euro al mese. Con tutte le spese di trasferimento e l'affitto da pagare. È chiaro che è difficile fare una scelta del genere se anche solo una struttura sanitaria del privato puro gli offre 3mila euro per lavorare in un grande centro in città. Così si perde la crescita professionale nel pubblico». Si tratta di un problema che Francesco Benazzi, direttore generale dell'Usl della Marca, conosce molto bene. «Contiamo diversi medici che vanno in pensione a poco più di 60 anni conferma potrebbero continuare a lavorare, ma a causa della carenza di personale continuano a fare le guardie di notte, a essere reperibili e a rispondere alle urgenze. Sono stanchi, non hanno più voglia. E mentre loro lasciano, si fatica a trovare specialisti giovani per sostituirli».
LO SGUARDO
Salemi nel corso del convegno si è sfogato. Il direttore 43enne, originario di Ragusa, ha sottolineato la necessità di riorganizzare l'Usl in modo concreto, senza attendere oltre. Un esempio su tutti? Il punto nascite dell'ospedale di Vittorio Veneto. L'anno scorso sono nati qui solamente 207 bambini. Meno della metà del 500 parti all'anno consigliati dall'Organizzazione mondiale della sanità per avere un servizio che lavori al meglio. «Le ostetriche sono organizzate in tre turni nel corso della giornata. Con questi numeri alcune potrebbero non vedere più di un parto al mese fa il punto Salemi sfido chiunque a voler far venire al mondo un bambino dove l'ostetrica ha visto nascere l'ultimo due mesi prima. E' facile parlare di percorso virtuosi, ma quando si propone di chiudere un punto nascite che non segue i livelli dell'Oms, in base alle diverse correnti politiche partono le barricate». Una presa di posizione netta a una quindicina di giorni dalla riapertura del punto nascite di Vittorio Veneto, che il 28 ottobre tornerà in funzione dopo che per quattro mesi è stato accorpato a quello di Conegliano per consentire i lavori di adeguamento antisismico. Su questo, però, arriva la bacchettata di Benazzi. «Salemi dovrebbe sapere che le ostetriche non restano ferme tira le fila il direttore generale dell'Usl della Marca proprio per scongiurare il rischio di una scarsa esperienza, ruotano tra gli ospedali passando per Conegliano e andando a vedere anche le cose più complesse, come i parti plurigemellari, che vengono eseguiti a Treviso».
Mauro Favaro
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