TREVISO - (zan) «Noi risparmiatori resistenti non siamo per nulla preoccupati perché ancora crediamo nella giustizia, quella con la G maiuscola, non quella tanto cara ai vincitori ed a quelli sempre pronti a saltare su quel carro». Andrea Arman, presidente del Coordinamento associazioni banche popolari venete Don Torta, ribadisce come gli azionisti azzerati di Veneto Banca e Popolare di Vicenza, anche dopo cessione ad Intesa delle attività sane e la messa in liquidazione delle restanti, non intendano rassegnarsi. Ricostruendo l'accaduto, Arman distingue due momenti: uno della vecchia gestione, fino al 20015 e un altro, successivo, con l'ingresso di Atlante e i tentativi di salvataggio: «Vi è un comune elemento nei due tempi - spiega -: la mancanza di efficaci controlli ed iniziative da parte dello Stato o chi per esso».
L'avvocato di Valdobbiadene chiama in causa pure l'operato politico-istituzionale: «Il governo ha fatto approvare una legge - afferma - che in qualsiasi paese normale avrebbe portato tutto il popolo in piazza, mentre in Italia quelli che dovrebbero essere i sorveglianti del potere, fanno finta di non vedere ed indicano la viltà quale utile virtù». Ciò nonostante, ribadisce che i soci non mollano e contano di giungere a recuperare i loro soldi (alle critiche di aver fatto perdere agli azionisti l'opportunità del rimborso del 15% offerto dalle banche nei mesi scorsi replica con l'ipotesi di una revocatoria fallimentare): «I risparmiatori, anzi meglio, quella parte di essi che non si è ancora lasciata imbonire - conferma -, cercano di far valere i loro diritti e difendere valori che appartengono a tutta la collettività, sperando venga compreso che quello che è capitato oggi a loro domani può essere di altri. Tale resistenza alla prepotenza della politica e della finanza è indigesta e quindi vengono scatenate azioni ed argomentazioni per demolire le associazioni non allineate con il potere governativo».
L'avvocato di Valdobbiadene chiama in causa pure l'operato politico-istituzionale: «Il governo ha fatto approvare una legge - afferma - che in qualsiasi paese normale avrebbe portato tutto il popolo in piazza, mentre in Italia quelli che dovrebbero essere i sorveglianti del potere, fanno finta di non vedere ed indicano la viltà quale utile virtù». Ciò nonostante, ribadisce che i soci non mollano e contano di giungere a recuperare i loro soldi (alle critiche di aver fatto perdere agli azionisti l'opportunità del rimborso del 15% offerto dalle banche nei mesi scorsi replica con l'ipotesi di una revocatoria fallimentare): «I risparmiatori, anzi meglio, quella parte di essi che non si è ancora lasciata imbonire - conferma -, cercano di far valere i loro diritti e difendere valori che appartengono a tutta la collettività, sperando venga compreso che quello che è capitato oggi a loro domani può essere di altri. Tale resistenza alla prepotenza della politica e della finanza è indigesta e quindi vengono scatenate azioni ed argomentazioni per demolire le associazioni non allineate con il potere governativo».
