Gaiba assolto: «Fine di un incubo»

Sabato 27 Febbraio 2021
Gaiba assolto: «Fine di un incubo»
MOGLIANO
Era finito agli arresti domiciliari nel 2018, incastrato per partecipato, fittiziamente, alla costituzione in Calabria di una società, la Ag Films s.r.l. specializzata nella ricerca, la progettazione, lo sviluppo, la commercializzazione, la distribuzione, l'importazione e l'esportazione di film in materiale plastico, il recupero e la produzione di materiale plastico. Nei confronti di Marco Gaiba, ex presidente del Mogliano calcio, il sospetto era di collusione con i clan della ndrangheta in odore di infiltrazioni mafiose in diversi settori economici e imprenditoriali, sia in Italia che all'estero, cosa che avrebbe consentito alla cosche di essere strutturate come una vera a propria holding criminale' capace di gestire affari per milioni di euro. Ma Gaiba, accusato dalla Procura di Catanzaro di essere un prestanome della ndrangheta nell'ambito dell'inchiesta giudiziaria che il procuratore Gratteri considerava la prova che la i mafiosi calabresi si erano infiltrati nell'imprenditoria del Nord, è stato assolto perché il fatto non costituisce reato.
LA SENTENZA
Giovedì sera è arrivata la sentenza del Tribunale di Crotone che gli restituisce tutto quello che l'indagine di Catanzaro gli aveva tolto. «Rimane la domanda: chi può ridare a Gaiba, più volte chiamato sulle prime pagine dei giornali, come un ndranghetista del nord, la dignità?» si chiede il suo legale, l'avvocato Vincenzo Cotroneo di Milano. L'imprenditore di Mogliano era entrato nel caso della Ag Film srl, società finanziata interamente da due degli indagati, Giuseppe Spagnolo e Gaetano Aloe. Sulla carta però Gaiba risultava avere il 51% delle quote e Francesco Aloe il restante 49%.Era il 9 gennaio del 2018 quando Gaiba finì ai domiciliari. «Tutte le condotte - recitava la articolata ordinanza del giudice per le indagini preliminari calabrese - erano finalizzate ad eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione e di agevolare la consorteria di ndrangheta denominata Locale di Cirò». Il presidente del Mogliano calcio doveva quindi rispondere del reato di interposizione fittizia. La misura cautelare, annullata già a luglio dal Tribunale del riesame, lo costrinse a dimettersi dalla carica di amministratore delle sue società. Mollò anche la presidenza della società di calcio del Mogliano Veneto, considerato che il comune gli intimò la revoca delle concessioni per l'utilizzo degli impianti sportivi.
L'INCUBO
Da allora fu costretto a lavorare con le proprie risorse finanziarie in quanto le numerose banche con cui operava decisero di chiudere ogni rapporto con lui. Ma l'umiliazione finale arrivò dalla Svizzera, paese che gli notifico il divieto di ingresso in quanto persona indesiderata perché mafioso. Marchiato come associato alla criminalità organizzata di stampo mafioso Gaiba fu costretto a dismettere praticamente tutte le sue attività. «Contribuiamo ora - chiede il legale - a ridare un po' di quella dignità che ingiustamente è stata tolta, affinchè si possa riequilibrare il conflitto creato attraverso un'inchiesta condotta in maniera approssimativa e fatta di semplici congetture su un cittadino onesto ed un imprenditore capace, la cui unica colpa è stata quella di investire in un'attività imprenditoriale in Calabria».
Denis Barea
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci