Ex Serena, il contagio si allarga: 244 positivi

Venerdì 7 Agosto 2020
L'ALLARME
TREVISO Il focolaio di coronavirus esploso all'interno dell'ex caserma Serena assume proporzioni gigantesche. Oltre l'80% dei richiedenti asilo è risultato positivo al Covid-19. La settimana scorsa erano emersi 137 contagi, compreso quello di un mediatore culturale. Ma dopo l'ultimo screening generale, eseguito mercoledì, i positivi sono saliti a 244: precisamente 233 migranti e 11 operatori. Nonostante l'obbligo di rimanere separati dentro la struttura, il focolaio non si è ridotto. Al contrario, nel giro di una sola settimana è cresciuto di quasi l'80%. Nei giorni scorsi la stessa Prefettura aveva confermato che le separazioni all'interno dell'ex caserma tra positivi e negativi, disposte dall'Usl, non venivano rispettate. E l'esito dello screening lo conferma in pieno.
I CONTROLLI
Complessivamente sono state controllate 309 persone, tra ospiti e operatori. Alcuni migranti si sono negativizzati. Di contro, però, si sono contati 107 nuovi contagi. Nel centro di accoglienza oggi sono ospitati 284 richiedenti asilo. A conti fatti, oltre l'82% è stato colpito dal coronavirus. I migranti sono tutti asintomatici. Ma il dilagare dei contagi adesso fa paura. Anche perché si è allargato pure tra gli operatori della Nova Facility, la società che gestisce il centro di accoglienza, la stessa che sta guidando l'hotspot di Lampedusa. La settimana scorsa era emerso il contagio di un solo mediatore culturale. Con l'ultimo screening sono stati controllati in tutto 25 operatori. E quasi la metà sono risultati positivi. Appena sette giorni fa si sottolineava che il contagio di un solo mediatore confermava l'importanza del corretto utilizzo dei dispositivi di protezione, a cominciare dalle mascherine e dal distanziamento di almeno un metro. Ora qualcosa è cambiato. I numeri, poi, potrebbero ulteriormente salire.
IL PROBLEMA
Tra tutti i tamponi analizzati dall'unità di Microbiologia dell'ospedale di Treviso, diretta da Roberto Rigoli, ce ne sono 18 che hanno dato un risultato indeterminato e che per questo dovranno essere riprocessati. Al momento solamente 47 hanno avuto un esito definitivamente negativo. Davanti a tale situazione, il totale isolamento dell'ex Serena è confermato su tutta la linea. «I risultati del nuovo screening non comporteranno alcuna modifica all'interno della struttura: tutti i migranti resteranno in quarantena» specificano dall'Usl della Marca. La misura vale sia per i positivi che per i negativi. Senza distinzioni. Il centro di accoglienza resta controllato a vista dalle forze dell'ordine, giorno e notte. L'imperativo è non far uscire il virus. Si andrà avanti così fino a quando il focolaio non inizierà a ridursi. Potrebbero servire diverse settimane. Con la speranza che nel frattempo nessuno sviluppi i sintomi della malattia. Quando il numero di positivi inizierà a calare, si valuterà l'opportunità di trasferire gruppi in altre strutture, in modo da rendere l'hub più gestibile. Oggi, però, la soluzione sembra ancora molto lontana. Nel frattempo si deve guardare anche all'esterno. Sono già 4 le persone entrate in contatti nei giorni scorsi con i richiedenti asilo dell'ex caserma che sono risultate positive al Covid-19. Gli ultimi sono due colleghi di lavoro dei migranti.
IL LAVORO
Tra loro, più di qualcuno era impegnato in aziende come i magazzini di Benetton e il centro logistico Vega, più alcune aziende agricole. L'Usl ha controllato tutti. Sono state sottoposte al tampone 130 persone. Due sono risultate contagiate, stanto alle prime indiscrezioni sarebbero due lavoratori di Treviso e Oderzo. Anche in questi casi è scattato l'isolamento domiciliare. Il quadro è completato da altri due contatti contagiati. Il migrante proveniente dal Gambia arrestato sabato, dopo che aveva creato il caos nell'infermeria dell'ex caserma, è risultato positivo in carcere. Così come un profugo proveniente dal Bangladesh ospitato in un appartamento di Roncade gestito dalla cooperativa Auryn. Quest'ultimo è stato trasferito nell'ospedale di comunità di Vittorio Veneto. Mauro Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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