Era sottoterra il bottino della banda

Venerdì 24 Maggio 2019
Era sottoterra il bottino della banda
CONEGLIANO
Lo aveva detto da subito il questore di Pordenone Marco Odorisio: «I furti scoperti, messi a segno dalla banda dei tre albanesi (che avevano eletto a loro covo un appartamento al civico 13 di via Kennedy a Conegliano, ndr) sono 66, ma arriveremo a un centinaio». E così è stato. La Polizia di Stato di Pordenone ha infatti ritrovato, in alcuni nascondigli utilizzati dai ladri, altre armi, munizioni e gioielli.
Il bottino di colpi effettuati in ville e abitazioni delle province di Treviso, Pordenone e Belluno. Darjel Proshi, 26 anni domiciliato a Conegliano, Edmond Et Hemaj detto Mondi, 34 anni, pure lui domiciliato a Conegliano, e Nikoll Dobrozi detto Niku, 26 anni in Italia senza fissa dimora, si trovano in carcere e sulle loro teste è piovuto un altro macigno, grazie all'operazione della Polizia.
LE INDAGINI
Dopo aver identificato, trovato e arrestato la banda di albanesi, la Polizia non si è fermata. Il questore Odorisio voleva mettere la parola fine all'indagine che aveva portato in carcere una banda senza scrupoli, che se non fosse stata fermata avrebbe continuato a delinquere.
«Grazie al lavoro della Squadra Mobile, al procuratore Raffaele Tito e al sostituto Federico Facchin - ha spiegato ieri mattina il questore, che aveva accanto il dirigente della Mobile Francesco Mattioli - siamo riusciti a trovare altra refurtiva». Gli investigatori hanno seguito a lungo la banda e hanno, anche attraverso le schede telefoniche, individuato i luoghi dove avrebbero potuto nascondere l'ingente bottino, frutto di decine di altri furti. Non si sono fermati davanti a nulla, scavando in diversi punti e dragando un corso d'acqua.
I NASCONDIGLI
Mercoledì pomeriggio agenti della Mobile, con una squadra di poliziotti sommozzatori della Questura di Venezia, ha individuato i nascondigli del terzetto. È stata controllata palmo a palmo un'area boschiva attraversata da un torrente che si trova nel coneglianese, a ridosso della zona del sacilese. In un'abitazione disabitata, grazie a metal detector, gli agenti hanno scavato con le mani in un muro e all'interno hanno trovato un tesoro: collane, bracciali, anelli, spille, medagliette con immagini sacre portati via da ville e abitazioni in Friuli e Veneto. Gioielli e pietre preziose del valore di un milione di euro. Un chilo 300 grammi di oro: ogni pezzo con una storia fatta di un ricordo, di un anniversario, di un compleanno, di una prima comunione. Emozioni, insomma.
Dal canto loro sommozzatori si sono messi all'opera e hanno riportato in superficie una cassaforte: la parte posteriore era squarciata, ma all'interno c'erano un revolver Smith & Wesson calibro 38 special e l'intero munizionamento. Si tratta del bottino di due furti compiuti il 27 dicembre 2018 a Pordenone e il 21 gennaio scorso a Sacile.
LA BANDA
Prushi, Et Hemaj e Dobrozi formavano una banda pericolosa che agiva con una frequenza disarmante. «Un ben strutturato sodalizio criminoso - lo ha descritto il questore - costituito da cittadini albanesi». Due ventiseienni e un trentaquattrenne «gravati da precedenti specifici, specializzati nei furti in abitazione» che non si fermavano davanti a casseforti e armadi blindati. La loro base logistica era in due appartamenti a Conegliano e Treviso. Nell'arco di alcuni mesi hanno messo a segno un centinaio di furti e rubato gioielli per due milioni di euro, alcuni dei quali sono stati trasferiti in Albania, con reinvestimento e riciclaggio nello stesso Stato.
Susanna Salvador
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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