CASALE SUL SILE
In quattro giorni sono già più di duemila le persone che si sono unite nel grido Giustizia per Birba firmando l'omonima petizione lanciata sulla piattaforma Change.org e diretta alla Procura di Treviso, ai carabinieri, ai vigili urbani e al sindaco di Casale. Vivido è infatti in paese l'atroce ricordo della brutale tortura subita da Birba, gatta di quattro anni che viveva a Conscio, tra le case nelle campagne di via Schiavonia. Birba era una dei gatti del quartiere, amata da tutti i vicini. Tutti meno qualcuno.
LA TORTURA
Qualcuno che domenica 11 ottobre l'ha scuoiata viva, probabilmente dopo averla stordita, ma senza riuscire a ucciderla. A farlo è stata poche ore dopo l'eutanasia praticata dalla dottoressa Donatella Cancelli, a cui il povero animale straziato da dolori atroci è stato portato dall'uomo che l'ha trovata rifugiata sotto la sua auto. La dottoressa, direttore sanitario della Clinica veterinaria Strada Ovest di Treviso, dopo aver esaminato l'animale e lo scalpo trovato qualche giorno dopo, era stata sicura: si trattava non di un incidente, ma di un'azione volontaria commessa non molto lontano, perché la gatta in quelle condizioni non sarebbe riuscita ad allontanarsi molto. Era partita una denuncia e le associazioni animaliste si erano mobilitate innescando un'indagine dei carabinieri, ma ad oggi nessun responsabile è stato individuato.
LA PETIZIONE
Mercoledì è stata lanciata una raccolta firme: «Chiediamo alla Procura, alle forze dell'ordine, alle istituzioni di non fermarsi, di fare il possibile per punire chi è stato in grado di commettere un simile atto di crudeltà ed evitare che altre creature possano vivere il tormento di Birba» recita il testo della petizione. E ancora: «Era uscita per la sua consueta passeggiata: è stata trovata in condizioni indescrivibili. Ha avuto la forza di scappare dal suo torturatore, ma nonostante gli sforzi era troppo tardi. Quanto accaduto a Birba è un reato, punito dal Codice penale con la reclusione fino a 18 mesi e fino a 30mila euro di multa. Ma questo è anche un crimine contro la società. Chiediamo a chiunque sappia qualcosa di farsi avanti, anche in forma anonima, e alle associazioni animaliste di costituirsi parte civile in caso di processo». Richieste che non sono rimaste inascoltate: inizialmente gli organizzatori speravano di raggiungere le 500 firme, ma domenica sera avevano già superato quota duemila.
Sds
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA In quattro giorni sono già più di duemila le persone che si sono unite nel grido Giustizia per Birba firmando l'omonima petizione lanciata sulla piattaforma Change.org e diretta alla Procura di Treviso, ai carabinieri, ai vigili urbani e al sindaco di Casale. Vivido è infatti in paese l'atroce ricordo della brutale tortura subita da Birba, gatta di quattro anni che viveva a Conscio, tra le case nelle campagne di via Schiavonia. Birba era una dei gatti del quartiere, amata da tutti i vicini. Tutti meno qualcuno.
LA TORTURA
Qualcuno che domenica 11 ottobre l'ha scuoiata viva, probabilmente dopo averla stordita, ma senza riuscire a ucciderla. A farlo è stata poche ore dopo l'eutanasia praticata dalla dottoressa Donatella Cancelli, a cui il povero animale straziato da dolori atroci è stato portato dall'uomo che l'ha trovata rifugiata sotto la sua auto. La dottoressa, direttore sanitario della Clinica veterinaria Strada Ovest di Treviso, dopo aver esaminato l'animale e lo scalpo trovato qualche giorno dopo, era stata sicura: si trattava non di un incidente, ma di un'azione volontaria commessa non molto lontano, perché la gatta in quelle condizioni non sarebbe riuscita ad allontanarsi molto. Era partita una denuncia e le associazioni animaliste si erano mobilitate innescando un'indagine dei carabinieri, ma ad oggi nessun responsabile è stato individuato.
LA PETIZIONE
Mercoledì è stata lanciata una raccolta firme: «Chiediamo alla Procura, alle forze dell'ordine, alle istituzioni di non fermarsi, di fare il possibile per punire chi è stato in grado di commettere un simile atto di crudeltà ed evitare che altre creature possano vivere il tormento di Birba» recita il testo della petizione. E ancora: «Era uscita per la sua consueta passeggiata: è stata trovata in condizioni indescrivibili. Ha avuto la forza di scappare dal suo torturatore, ma nonostante gli sforzi era troppo tardi. Quanto accaduto a Birba è un reato, punito dal Codice penale con la reclusione fino a 18 mesi e fino a 30mila euro di multa. Ma questo è anche un crimine contro la società. Chiediamo a chiunque sappia qualcosa di farsi avanti, anche in forma anonima, e alle associazioni animaliste di costituirsi parte civile in caso di processo». Richieste che non sono rimaste inascoltate: inizialmente gli organizzatori speravano di raggiungere le 500 firme, ma domenica sera avevano già superato quota duemila.
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