Duemila firme chiedono giustizia per Birba, la gattina scuoiata viva

Lunedì 15 Febbraio 2021
CASALE SUL SILE
In quattro giorni sono già più di duemila le persone che si sono unite nel grido Giustizia per Birba firmando l'omonima petizione lanciata sulla piattaforma Change.org e diretta alla Procura di Treviso, ai carabinieri, ai vigili urbani e al sindaco di Casale. Vivido è infatti in paese l'atroce ricordo della brutale tortura subita da Birba, gatta di quattro anni che viveva a Conscio, tra le case nelle campagne di via Schiavonia. Birba era una dei gatti del quartiere, amata da tutti i vicini. Tutti meno qualcuno.
LA TORTURA
Qualcuno che domenica 11 ottobre l'ha scuoiata viva, probabilmente dopo averla stordita, ma senza riuscire a ucciderla. A farlo è stata poche ore dopo l'eutanasia praticata dalla dottoressa Donatella Cancelli, a cui il povero animale straziato da dolori atroci è stato portato dall'uomo che l'ha trovata rifugiata sotto la sua auto. La dottoressa, direttore sanitario della Clinica veterinaria Strada Ovest di Treviso, dopo aver esaminato l'animale e lo scalpo trovato qualche giorno dopo, era stata sicura: si trattava non di un incidente, ma di un'azione volontaria commessa non molto lontano, perché la gatta in quelle condizioni non sarebbe riuscita ad allontanarsi molto. Era partita una denuncia e le associazioni animaliste si erano mobilitate innescando un'indagine dei carabinieri, ma ad oggi nessun responsabile è stato individuato.
LA PETIZIONE
Mercoledì è stata lanciata una raccolta firme: «Chiediamo alla Procura, alle forze dell'ordine, alle istituzioni di non fermarsi, di fare il possibile per punire chi è stato in grado di commettere un simile atto di crudeltà ed evitare che altre creature possano vivere il tormento di Birba» recita il testo della petizione. E ancora: «Era uscita per la sua consueta passeggiata: è stata trovata in condizioni indescrivibili. Ha avuto la forza di scappare dal suo torturatore, ma nonostante gli sforzi era troppo tardi. Quanto accaduto a Birba è un reato, punito dal Codice penale con la reclusione fino a 18 mesi e fino a 30mila euro di multa. Ma questo è anche un crimine contro la società. Chiediamo a chiunque sappia qualcosa di farsi avanti, anche in forma anonima, e alle associazioni animaliste di costituirsi parte civile in caso di processo». Richieste che non sono rimaste inascoltate: inizialmente gli organizzatori speravano di raggiungere le 500 firme, ma domenica sera avevano già superato quota duemila.
Sds
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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