Costi alti e troppa burocrazia: nella Marca adozioni in calo

Martedì 21 Novembre 2017
IL CASO
TREVISO Oggi il numero di adozioni è in drastico calo. Solo nel trevigiano si passa dalle 63 richieste del 2012 alle 35 del 2016. Eppure a Treviso non esiste né è mai esistita un'associazione che si occupi di adozioni internazionali. Che in questo momento rappresentano l'unica soluzione per le famiglie che decidono di compiere questo passo. Perché tra trafile burocratiche infinite e indisponibilità di minori definitivi adatti all'adozione, diventare genitore di un bambino italiano è quasi impossibile.
LE RAGIONI
«Diminuiscono le adozioni, sono in aumento solo i decreti per adozione a rischio giuridico nell'ambito di un'adozione nazionale», conferma Pierpaolo Faronato, direttore settore socile Usl 2. É il modo più rischioso di anticipare l'adozione. Si accoglie il minore in casa mentre tutto l'iter burocratico fa il suo corso, ma senza la garanzia di continuità di affidamento.«Nel 2012 in provincia di Treviso le domande di adozione sono state 63, nel 2016 sono calate a 35. Gli ingressi di minori per adozione internazionale nel 2012 erano stati 44, nel 2016 sono stati solo 8», prosegue Faronato. Gli unici numeri positivi vengono dai cosiddetti special needs: ragazzini con disabilità o handicap o casi di fratelli ( da 2 a 5). «In questi casi l'iter burocratico è decisamente più agevole - puntualizza - perchè c'è l'esigenza di creare maggiore appeal all'adozione».
LA CRISI ECONOMICA
Tra i fattori che hanno inibito le adozioni internazionali c'è senza dubbio la crisi economica, che ha in genere depauperato i nuclei famigliari. «Oggi per poter accedere ad un'adozione internazionale - conferma Adriano Bordignon, direttore del centro della famiglia - bisogna avere una disponilità tra i 15 e i 30 mila euro». Le coppie che adottano hanno mediamente un livello alto di istruzione. I papà hanno in media 43 anni, le mamme 40, in un caso su cinque hanno già figli, o biologici o precedentemente adottati. L'età media dei bimbi adottati di è alzata a 5-6 anni. Oggi in cima alle classifiche dei flussi sono Russia e Ucraina: «Lì le politiche nazionali non riescono ad assorbire il disagio e l'abbandono. E quindi guardano all'estero». Regolare, e in linea con il passato, rimane il flusso dall'America Latina, mentre anche le frontiere dell'India sono state chiuse. La nuova frontiera delle adozioni comincia ad essere, a sorpresa, la Cina. Il rigido controllo demografico ha subito un allentamento e cresce il divario sociale dato dal nuovo aggressivo capitalismo.
IL DOCUMENTARIO
In città mercoledì alle 18 verrà presentato il lavoro dell'associazione Amici di Don Bosco onlus, ente accreditato per l'adozione internazionale legato al mondo salesiano con sede a Torino, sta dando a tale problematica, dopo averla vista emergere tra i propri ragazzi. Tale riflessione ha avuto come sbocco un video-documentario, Trame, che è stato presentato lo scorso maggio a Torino e verrà replicato in città nella prima data extra Piemonte alle 18, nella sala del Centro della Famiglia.
Elena Filini
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