«Così ho finanziato le periferie»

Venerdì 17 Agosto 2018
«Così ho finanziato le periferie»
PAESE
Nel 2019, quando il Comune tornerà alle urne per il rinnovo del sindaco, saranno 24 anni consecutivi che siede in consiglio comunale. Lui che il Comune ha iniziato a respirarlo quando il primo cittadino era il padre. Francesco Pietrobon, sindaco di Paese, trascorre a casa la settimana di Ferragosto. E assiste da spettatore al confronto-scontro tra i capoluoghi veneti e il Governo sul fondo periferie. E che riflessione fa?
«Penso che la strada dello sblocco dell'avanzo di bilancio non è nuova, anzi: noi è una vita che lo utilizziamo, prova ne è che non teniamo ferme cifre esorbitanti come altri Comuni. Un po' alla volta, usando gli strumenti che la legge offriva, l'abbiamo rosicchiato, finanziando con quei soldi gli interventi che via via dovevamo realizzare. L'avanzo non era intoccabile: il fatto è che se la norma offre delle scappatoie, bisogna anche saperle usare».
Che Ferragosto è, quello di quest'anno, per Paese?
«Un Ferragosto senza grosse problematiche. Stiamo portando a termine bei progetti, il programma elettorale è di fatto completato. Leggo che altre amministrazioni non hanno i soldi per affrontare il problema zanzare, e qui invece da anni mettiamo in atto un dettagliato programma di disinfestazione, sia dagli esemplari adulti che dalle larve. Un passaggio una volta al mese, con attenzione particolare alle scuole e a villa Panizza, dove a ogni spettacolo, il giorno prima, interviene la ditta specializzata. E poi questa estate ci godiamo un'altra novità sul fronte della viabilità».
E cioè?
«Lo stop ai camion, dal 1 agosto, lungo la provinciale 79 delle Cave. In pratica, la strada che da Quinto a Ponzano taglia in direzione est-ovest Paese e Castagnole. Cave attive non ce ne sono più, non era più accettabile che quella strada venisse usata come scorciatoia dai tir. La festa è finita».
Quarto lotto della tangenziale, a che punto siamo?
«Noi abbiamo fatto tutto quanto era di nostra competenza: ci siamo accordati ancora con l''amministrazione Manildo sul tracciato, ci siamo confrontati con Veneto Strade e abbiamo inserito il tracciato nel Pat. Ora non rimane che finanziare l'opera, su cui, a settembre, faremo il punto anche con il sindaco Conte. Non si sblocca invece la vendita dell'ex Simmel di Castagnole. Le due aste sono andate deserte. Al di là del nodo del prezzo, credo debba presentarsi qualcuno che ripensi radicalmente l'area. Non si può più ragionare come si faceva vent'anni fa, quando si diceva: «Costruiamo». Bisogna fare una riflessione più ampia, chiedersi cosa serve a livello provinciale: un palazzetto dello sport? Un'area ludica? E procedere in quella direzione».
State andando avanti anche sul fronte dell'eliminazione dei passaggi a livello.
«Abbiamo inaugurato il sottopasso ferroviario di via Verdi, il cui cantiere era rimasto fermo per un anno e mezzo. E ora in Regione sta procedendo, mi pare abbastanza speditamente, la progettazione di quello che realizzeremo in via Monsignor Breda, strada di collegamento importante tra Quinto e Paese».
Cosa la preoccupa, da sindaco?
«Nulla in particolare, in questo momento. Abbiamo realizzato opere importanti, due scuole, piste ciclabili, il debito del Comune è stato azzerato. E ci stiamo togliendo anche delle belle soddisfazioni, come il rifacimento dei centri civici sia di Castagnole che di Postioma».
Emergenze sociali?
«Malgrado la crisi, non abbiamo casi eclatanti. Anche in questo abbiamo fatto la nostra parte, attivando molte borse lavoro per i disoccupati, così che per 6 mesi svolgevano un'attività rimanendo in carico all'ente pubblico. E diversi di loro hanno poi trovato un'occupazione. Gli stessi incarichi di sorveglianza ai ragazzi delle scuole li abbiamo affidati verificando prima, con i servizi sociali, chi potesse averne maggiore bisogno. Svolgere un lavoro, al di là della remunerazione, ridà dignità e fiducia in sé stessi».
Il suo secondo mandato sta per terminare, cosa farà poi? «Con la nuova segreteria comunale della Lega stenderemo un progetto per Paese per i prossimi dieci anni, e sarà il candidato sindaco a decidere se potrò essere ancora utile, come memoria storica, in consiglio comunale. Ma lo dico serenamente: la mia parte credo di averla fatta».
Lina Paronetto
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