Conte attacca la corsa di Atalmi «Irresponsabile» «Basta ipocrisie»

Martedì 17 Marzo 2020
LA POLEMICA
TREVISO Con una corsetta attorno a casa ha scatenato il putiferio. Nicola Atalmi, dirigente della Cgil, domenica pomeriggio ha pubblicato sul suo profilo Facebook il percorso fatto per il consueto allenamento. Una corsa in altri periodi innocente, oggi invece finita sul banco degli imputati. Nei giorni in cui impera il monito state a casa i runner sorpresi a correre finiscono nel centro del mirino. Domenica pomeriggio è stata durissima la reprimenda del sindaco Mario Conte, infuriato per aver visto troppe persone fare attività fisica all'aperto invece che restarsene nei propri domicili evitando così ogni tipo di contagio. E Atalmi è finito travolto dalle accuse, beccandosi anche la sua rata di improperi in una discussione online a più interlocutori diventata a tratti incandescente e la attività fisica è stata definita irresponsabile. Accuse rispedite al mittente.
LA DIFESA
«Mi dà molto fastidio questo accanimento verso chi va a farsi una corsa in solitaria, o porta a spasso il cane sotto casa. Poi però nessuno pensa che mentre ci dicono state a casa. migliaia di operai vanno a lavorare. E allora? Chi corre da solo in mezzo ai campi non deve uscire, mentre l'operaio può tranquillamente andare sul posto di lavoro a rischiare il contagio? Un'assurdità. È questo che mi fa molto arrabbiare. Poi: non sarò io a difendere le corsette, ci mancherebbe altro. Possono vietarle completamente anche subito, la cosa non mi tocca. Ma non facciamo gli ipocriti». Atalmi se la prende anche con l'uscita di Conte: «Sinceramente lo capisco poco. Il problema, come sempre in Italia, è che c'è un decreto che vieta, ma non del tutto; che permette, ma non completamente. E tutto viene lasciato all'interpretazione. Insomma: il problema non penso siano quelle persone che fanno attività fisica rispettando i divieti: io ho corso attorno a casa. Penso sia un problema molto più grande chi, nonostante gli appelli a stare a casa, debba andare a lavorare passando per certi spogliatoi o certe mese. Il problema sono quei lavoratori che mi chiamano disperati perché le loro aziende non concedono le ferie e non rispettano le misure di sicurezza. Poi, le corsette, vietiamole pure. Non è questo il punto».
LA REPLICA
Il sindaco Mario Conte, sul punto, si è espresso fin troppo chiaramente già domenica pomeriggio. «Stare a casa vuol dire stare a casa non andare a correre per svago». Questo il concetto ribadito mille volte. Solo così si limita il contagio. E quindi, dopo aver transennato i posti più classici per le corse in città come Mura e Restera, adesso pensa a un passo formale : «Ho chiesto attraverso Anci - annuncia - la modifica del decreto che potenzialmente consente a 86.000 trevigiani di star fuori. Se 86.000 persone possono vantare il diritto di fare una passeggiata, una corsetta o portare fuori il cane...quindi l'appello state a casa a cosa serve? Inoltre c'è chi cavalcando il diritto se ne frega anche delle precauzioni minime. Al di là del diritto, mi appello a una coscienza civica. È una forma di rispetto nei confronti delle persone che lavorano e soffrono».
Paolo Calia
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