Consoli, nessuno sconto: conti e villa sotto sequestro

Sabato 21 Aprile 2018
VENETO BANCA
TREVISO Villa, conti correnti e titoli di Vincenzo Consoli e della moglie restano sotto sequestro. Il gup di Treviso Bruno Casciarri ha accolto le richieste del sostituto procuratore Massimo De Bortoli, titolare dell'inchiesta sui vertici di Veneto Banca con l'ipotesi di reato di aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza bancaria trasferito per competenza territoriale da Roma a Treviso nelle settimane scorse, di confermare le misure cautelari già adottate dal Tribunale di Roma. Non è stata chiesta invece la reiterazione del sequestro del passaporto di Consoli, una limitazione alla libertà di movimento dell'ex ad che stava comunque per scadere nei prossimi giorni. Il gup ha depositato il provvedimento giovedì, ultimo giorno utile, mentre ieri sono partite le notifiche dirette a Consoli e alla moglie. Restano congelate la Villa di Vicenza, con tutto il suo contenuto, alcuni conti correnti della donna, il conto bancario dell'indagato e svariati depositi titoli, per un valore stimato di oltre 45 milioni di euro.
GUARDIA DI FINANZA
Il provvedimento era scattato nel marzo del 2016, quando Consoli si era visto alla porta della residenza vicentina la Guardia di Finanza, arrivata per notificargli un provvedimento di arresto e custodia ai domiciliari. Fu quello il momento chiave della vicenda relativa al disastro che ha affondato Veneto Banca, arrivata nel giugno scorso alla liquidazione amministrativa coatta, e i risparmi di migliaia di investitori il cui portafogli azioni è stato raso al suolo dal crollo del valore dei titoli. È finita così la carriera di Vincenzo Consoli come uno dei più influenti banchieri italiani, capace di scalare i vertici del sistema finanziario nazionale partendo dalla provincia di Matera, figlio di un ciabattino poi emigrato in Piemonte.
IL TECNICO
Nel frattempo si attende la decisione dei giudici fallimentari del Tribunale di Treviso, che entro un paio di settimane si esprimeranno sulla richiesta di consulenza tecnica formulata dal pubblico ministero De Bortoli, che ha presentato una istanza per la dichiarazione di insolvenza di Veneto Banca alla data della liquidazione. Il magistrato trevigiano è convinto che in quel momento l'istituto di credito non fosse solo in stato di dissesto ma addirittura, appunto, insolvente. Incapace di proseguire l'attività di impresa bancaria con soli 600 milioni di liquidità, tanto che il provvedimento del Governo Gentiloni, con cui Veneto Banca e la Popolare di Vicenza vennero messe in liquidazione e le attività passarono a Intesa San Paolo, stabilì che non dovesse essere pagata una cedola obbligazionaria decennale in scadenza proprio in quei giorni. Per certificare che il dissesto coincise con l'insolvenza De Bortoli vuole un parere tecnico. Il giudice istruttore Antonello Fabbro, nell'udienza di giovedì, si è riservato la decisione.
Denis Barea
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