«Chiedeva aiuto, ma non potevo liberarla»

Mercoledì 5 Maggio 2021
LA RICOSTRUZIONE
ALTIVOLE «Aiuto! Aiutatemi!». Le urla di Elisa Girolametto, 19 anni, morta ieri mattina nella sua Fiat Punto in fiamme, risuonano ancora nella mente della prima soccorritrice e testimone dell'atroce tragedia. La giovane di Spineda di Riese, studentessa universitaria di infermieristica, alle 5.15 era partita dalla casa dove viveva con i genitori e le sorelle minori per dirigersi verso la casa di riposo Umberto I di Montebelluna, dove la attendeva il suo primo giorno di tirocinio. Non ci è mai arrivata. Solo un quarto d'ora dopo infatti, in via degli Alpini a San Vito di Altivole, si è consumato il dramma.
L'INCIDENTE
Come accertato dai carabinieri di Riese, Elisa ieri mattina ha perso il controllo della sua auto, uscendo di strada e andando a schiantarsi contro il muretto di cemento armato dell'ingresso carrabile di un'abitazione. Un urto violento che ha divelto le lamiere della Fiat impedendo alla ragazza di uscire. Poi il fuoco ha avvolto il veicolo. Attimi terrificanti a cui ha assistito la coppia che vive in quella casa: «Io e mio marito eravamo svegli perché era suonata la sveglia per andare a lavoro. Ho sentito un leggero colpo. Pensavo fosse un uccellino che aveva battuto sulla finestra. Poi ho sentito i cani abbaiare e sono corsa in strada racconta Chiara Santalucia. Sono uscita dal cancello e ho visto un'auto avvolta da molto fumo e con un principio d'incendio. Ho subito urlato a mio marito di chiamare i soccorsi e di dire che c'era una persona all'interno. L'ho vista, era lì dentro Elisa. A quell'ora per strada non c'è nessuno ma poco dopo ho intravisto un'auto scura in lontananza. Ho iniziato a sbracciarmi per fermarla: al volante c'era un ragazzo. Io ero terrorizzata, era una scena atroce».
I SOCCORSI
La donna non si dà pace. È pervasa dai rimorsi e si chiede cos'altro avrebbe potuto fare per salvare Elisa: «Il ragazzo ha provato ad aprire la portiera ma era completamente bloccata e i vetri erano appannati. Non riuscivamo a vedere più niente dentro e proprio in quel momento abbiamo sentito le sue grida d'aiuto che ancora rimbombano nella mia testa». Grida che si ripetono per quattro, cinque volte. Poi il silenzio. «Abbiamo deciso di rompere i finestrini racconta in lacrime Chiara. Il tempo di andare a prendere un martello e l'auto era completamente avvolta dalle fiamme. Non siamo riusciti a romperli perché era diventato impossibile avvicinarsi a causa del fuoco. Mi hanno poi detto che non saremmo comunque riusciti a fare nulla, ma non riesco a togliermi dalla mente quell'immagine».
L'INTERVENTO
I carabinieri si sono precipitati con i vigili del fuoco, che hanno spento le fiamme e lavorato a lungo per aprire la portiera ed estrarre la giovane, ormai esanime. Elisa avrebbe perso il controllo dell'auto venti metri prima dell'impatto, in un tratto rettilineo. Nessun altro è rimasto coinvolto e cosa abbia causato quella fatale sbandata soltanto lei avrebbe potuto raccontarlo. Un colpo di sonno probabilmente, oppure un'improvvisa distrazione. O ancora un malore. «Non sono riuscita a salvarla e mi sono sentita impotente. Se solo ci fosse stata dell'acqua nel fossato o se fosse passato qualcuno con un estintore a bordo. Se non ci fosse stato quel muretto, se la macchina non fosse stata alimentata a Gpl». Una miriade di se affolla la testa della donna, l'ultima ad aver sentito la voce di Elisa. «I vigili del fuoco mi hanno detto che anche se avessi rotto i finestrini non sarei riuscita a salvarla. Avrei dato più ossigeno al fuoco ed essendo lei incastrata non sarei riuscita a estrarla. Ma questo dramma non mi abbandonerà mai» conclude.
Benedetta Basso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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