Centri sociali contro il ministro: «Gli sbarriamo la città»

Lunedì 25 Marzo 2019
LA PROTESTA
TREVISO «Il mondo per noi è senza confini e senza barriere. Le uniche che possiamo accettare sono quello contro l'odio e le barbarie». Con dei cavalli di Frisia in canne di bambù e del filo spinato hanno costruito uno sbarramento a porta Carlo Alberto, ad appena un chilometro dal prato della Fiera dove ieri sera si è conclusa la festa della Lega con l'arrivo del Ministro Matteo Salvini. «Treviso non è un feudo leghista, anzi, è una città dove centinaia di persone costruiscono progetti contro le marginalità, dove c'è chi non vuole essere governato da chi alimenta l'odio contro gli ultimi, contro il diverso» urla al megafono Gaia Righetto, portavoce del Django, durante la marcia partita ieri pomeriggio da piazzetta Aldo Moro e conclusa all'imbocco di viale IV novembre. «I porti sono chiusi per razzisti e xenofobi» è il motto della protesta.
IL CORTEO
In piazza non ci sono solo gli attivisti del Django. Ci sono i rappresentanti di associazioni di volontariato, sindacati di base, esponenti dei partiti d'opposizione, da Treviso Civica al Pd. E ci sono anche decine di richiedenti asilo, compresi quelli che da anni ormai lavorano all'opificio Talking Hands. «È inutile che Salvini si fregi del fatto che gli sbarchi sono diminuiti - affermano gli attivisti - senza pensare ai campi di concentramento della Libia e alimentando una politica dell'odio condita da fake news. Questo governo non tiene conto nè delle esigenze dei migranti scappati dalle guerre e dalla fame che stanno cercando di integrarsi nel nostro paese, nè di quelle dei cittadini. Non sarà con il cemento che si darà un futuro ai giovani».
IL SIT-IN
Il corteo di Django è stato preceduto in mattinata dalla manifestazione di Coalizione Civica. Al centro di piazza Indipendenza un mare (di carta) e decine di mani che emergono in una richiesta d'aiuto. «La città non è tutta con Salvini - afferma Said Chaibi -. Si stanno sdoganando atteggiamenti fascisti ed è il momento di dare un nome alle cose. Oggi il nemico è il migrante, domani saranno tutti quelli che hanno un'idea diversa. Il caso dei manifesti contro il Professor Calò è gravissimo ed emblematico. E la città deve risvegliarsi e smettere di voltarsi dall'altra parte».
Alberto Beltrame
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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