Case popolari, caos affitti per 1500

Mercoledì 24 Luglio 2019
Case popolari, caos affitti per 1500
IL CASO
TREVISO «Oltre 1.500 famiglie si sono ritrovate con l'affitto aumentato, in alcuni casi addirittura triplicato, senza che nessuno avesse spiegato loro nulla. Stiamo parlando di un terzo di chi abita negli alloggi popolari. Hanno semplicemente ricevuto una lettera, che molti hanno anche faticato a capire. Nessuno ha ritenuto di metterci la faccia comunicando la decisione. E' questa la cosa più grave». Alessandra Gava, segretario provinciale del Sunia, sindacato degli inquilini e degli assegnatari, ha un diavolo per capello. Nelle ultime ora è stata presa d'assalto da cittadini imbufaliti che cercavano spiegazioni. È stato questo il primo effetto della riforma applicata dall'Ater che ha portato a una revisione complessiva degli affitti. In alcuni casi chi pagava 80 euro è passato a 250 euro. Tutto dipende dall'Isee. La soglia è stata abbassata da un massimo di 34mila a 20mila euro annui lordi.
IL PROBLEMA
«La cosa assurda è che per il ricalcolo viene preso in considerazione l'Isee del 2018. Quindi i redditi del 2017 specifica Gava nel frattempo le condizioni economiche delle famiglie possono essere cambiate. Come si fa? Vuol dire che l'anno prossimo potranno eventualmente chiedere indietro quanto pagheranno di troppo? Il problema è che è stato accentrato tutto in Regione, togliendo all'Ater e ai sindaci qualsiasi possibilità di intervento aggiunge ma in questi casi i calcoli vanno fatti valutando le situazioni personali direttamente sul territorio». Prima della riforma bastava presentare una certificazione per ottenere il ricalcolo dell'affitto. Adesso, invece, si fanno i calcoli sui redditi di due anni fa. Gava ha ricevuto decine e decine di telefonate. Non è solo teoria. Ci sono una montagna di nodi concreti da risolvere. «Si è rivolto a noi un signore che fino al 2017 aveva in casa suo figlio col proprio reddito è uno degli esempi fatti dal Sunia adesso questo è uscito di casa e il padre si ritrova con un reddito che è pari a un terzo rispetto a quello di prima. L'affitto non è più collegato alla situazione reale». Dato che conta l'Isee del 2018, in alcuni casi l'importo degli affitti è diminuito. Ovviamente chi si ritrova a pagare meno non fa rumore. «Si sono aspettati vent'anni punge Gava forse sarebbe stato meglio varare la riforma al 21esimo anno, facendo tutte le proiezioni al meglio, piuttosto di creare un caos del genere». Il sindacato si ritrova tra due fuochi. Da una parte critica senza mezze misure le modalità di applicazione della riforma e dall'altra deve anche fare i conti con la rabbia di certi inquilini che lo accusano di non averla fermata.
IL COMUNE
«Questo succede perché chi ha fatto la riforma non c'ha messo la faccia per spiegarla» sottolinea il segretario. Dal canto proprio, il sindaco Mario Conte ha già annunciato che Ca' Sugana invierà in Regione una relazione indicando tutti i casi più problematici. «Non ci si poteva pensare prima? incalza Gava serviva una riforma dell'abitare, non solo una riforma delle case popolari. Ci sono aspetti fondamentali che non vengono toccati, se non con parole a cui poi non corrisponde sostanza. In primis il tema della mobilità tra gli appartamenti». Stoccata a Conte. «Se fossi in lui sarei indignata dice perché sono state fatte delle cose sopra la sua testa che hanno ricadute pesanti su molti cittadini». Anche lo Spi Cgil sta analizzando il problema. Nei prossimi giorni il sindacato dei pensionati farà delle verifiche con l'Ater per capire l'esatta portata del caro affitti. «Non bisogna farsi prendere dal panico avverte Paolino Barbiero andremo a vedere i conti nel dettaglio. Ma crediamo già che l'asticella dei 20mila euro debba essere rivista e alzata. C'è in particolare il problema degli anziani che non vivono più con i figli. E anche le spese condominiali rappresentano un nodo tutt'altro che secondario». Si è solo all'inizio.
Mauro Favaro
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