Caos incarichi: a Ca' Sugana dirigenti nel mirino

Lunedì 14 Ottobre 2019
IL CASO
TREVISO «Non ci aspettiamo nulla di particolare, se non che cambino le modalità per assegnare certi incarichi. E preciso che la nostra non è una polemica politica: in questo caso la politica centra veramente poco. A essere coinvolta è principalmente la parte dirigenziale e gli uffici». Regina Toncini, portavoce del comitato Alberi Urlanti, assapora con grande stile il gusto della vittoria. La lettera dell'Autorità Anticorruzione, che stigmatizza le modalità con cui dal 2014 al 2018 sono stati assegnati gli incarichi a chiamata diretta per la manutenzione del verde cittadino (compresi gli interventi sul parco di villa Margherita), finiti praticamente sempre in mano a soli due professionisti, rappresenta il coronamento di due anni di lavoro e di battaglia per il comitato. Quelle sette pagine di dura reprimenda, in cui vengono rigettate tutte le giustificazioni mosse dal Comune per difendere l'operato dei propri dirigenti, sono anche un punto di svolta. Al sindaco Mario Conte tutta questa storia non è piaciuta sebbene si sia sviluppata durante l'amministrazione di centrosinistra. Nell'occhio del ciclone è finita la dirigente dei Lavori Pubblici, che adesso rischia una sanzione e non solo: già sia parla di un possibile trasferimento e di un rimescolamento generale degli incarichi assegnati ai dirigenti di Ca' Sugana: il sindaco inizierà ad occuparsene già da questa mattina.
MODALITÀ
«Siamo consapevoli che non stiamo parlando di frodi particolarmente gravi - precisa la Toncini - ma si tratta pur sempre del rispetto di procedure e normative chiare e nessuno si può arrogare il diritto di ignorarle. E poi uno dei professionisti coinvolti ricopre anche una o due cariche importanti all'interno del proprio ordine: penso quindi che ci sia anche una questione etica importante da osservare. Non si può avere tutto». Molte volte il comitato ha denunciato all'Anac modalità di assegnazione, a suo giudizio, non corrette: «L'esposto del 2017 (presentato a supporto di un'interrogazione avanzata dall'allora consigliere comunale Maristella Caldato ndr) non è stato né il primo, né l'unico portato all'Anac. Alla fine però il nostro lavoro è stato premiato».
LA DIFESA
Il settore Lavori Pubblici ha basato la sua difesa evidenziando che per i lavori richiesti era obbligatorio trovare professionisti iscritti all'Albo e in possesso di una laurea in Scienze Forestali. E solo sei persone risultavano avere le caratteristiche previste. Una difesa che l'Anac ha però trovato debole smontandola prontamente con due osservazioni: la prima è che in nessun documento ufficiale viene spiegato il perché si dovessero assegnare gli incarichi richiesti (sotto la soglia dei 100mila euro) sempre ai due professionisti in questione; la seconda è che anche se le figure adatte per ricevere simili lavori erano solo sei si sarebbe potuto comunque garantire il rispetto dei principi - scrive l'Anac - garantendo una maggiore rotazione negli affidamenti, concentrati, invece, quasi esclusivamente, in favore dei soggetti sopra citati.
Paolo Calia
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