Caccia a chi guida col telefonino fioccano le multe: sei in due ore

Sabato 20 Luglio 2019
IL REPORTAGE
TREVISO Il primo lo beccano dopo appena dieci minuti: all'altezza della curva Bricito. Il secondo più o meno nello stesso punto, ma una mezzoretta dopo. Sono attenti come falchi, precisi, professionali, sempre calmi, inflessibili: sono gli agenti della polizia locale incaricati di individuare chi usa telefonino o smartphone mentre sta guidando. Sono scattati ieri i controlli promessi dal comandante Andrea Gallo (in foto): vigili in borghese, a bordo di auto senza insegne, immersi nel traffico cittadino pronti a beccare chi si distrae telefonando o, peggio, rispondendo a messaggi. Quella del telefonino è una vera piaga: «Il telefonino è la seconda causa di incidenti stradali - spiega il comandante - aumenta la distrazione. Usarlo in ambiente urbano con i passaggi pedonali, le intersezioni frequenti, i ciclisti, diventa pericolosissimo». Ma in tanti non ci pensano. Per capirlo basta passare un paio d'ore assieme ai falchi.
PARTENZA
Appuntamento alle 9,30 al comando. Alle 9,40 siamo già sul Put: davanti, a bordo di una comunissima Fiat Panda bianca, i due agenti incaricati di controllare gli automobilisti; dietro l'auto con il comandante. Il primo giro dell'anello esterno fila via liscio: la Panda si affianca a un paio di auto dall'andatura sospetta ma non rileva niente. Al secondo giro la radio gracchia: «Comandante, ma quello alla sua sinistra ha il telefonino in mano?». L'occhio lungo del caposquadra, guardando lo specchietto retrovisore, ha intercettato un automobilista con la testa china. E ci ha visto giusto: «Sì, sta telefonando». Appena il semaforo alla curva Bricito diventa verde, l'auto finita nel mirino si mette in moto, chi guida continua a tenere lo smartphone in mano. Ed è la sua condanna. Dalla Panda spunta un paletta e gli viene fatto segno di accostare. Scende un avvocato: «Non stavo telefonando, ma tentando di collegare il bluetooth». Ma non attacca: «Il codice parla di uso del telefonino - spiega Gallo - basta solo tenerlo in mano mentre si guida». Morale: 5 punti detratti dalla patente e 165 euro di multa.
«NON È VERO»
C'è anche chi tenta di negare l'evidenza. Un cittadino dominicano viene pizzicato all'altezza dell'Appiani, guida un Ford Focus grigia. Si ferma appena nota la paletta: «Lei stava guidando col telefono in mano», lo inchioda l'agente. «Non è vero», la pronta difesa. «La stiamo seguendo da un po'», la replica. A quel punto le resistenze cadono, l'uomo accetta la multa e, incredibilmente, stringe anche la mano come ad ammettere la sconfitta.
LE REAZIONI
«Potrà sembrare strano, ma la gente il più delle volte ha atteggiamenti molto cortesi - sottolinea il comandante - oggi (ieri ndr) abbiamo fatto controlli analoghi ma anche con una pattuglia in sella a un grosso scooter. Hanno fermato l'auto di un altro avvocato che ha ammesso di aver sbagliato e incoraggiato i ragazzi a continuare così. Sono cose che fanno bene». Le parole del comandante indicano però un aspetto: per chi sgarra il pericolo non si nasconde solo dietro anonime Panda, ma anche in sella ad altrettanto anonimi scooteroni. «Quella del telefonino alla guida è un'abitudine, purtroppo - continua Gallo - non vogliamo perseguitare nessuno. Ma in città è veramente pericoloso utilizzarlo così». E a dimostrazione che l'intento non è persecutorio un episodio emblematico: la Panda, in prossimità di un semaforo rosso, rallenta e gli agenti allungano lo sguardo verso un'auto ferma: all'interno il conducente ha il telefonino in mano. «Se l'auto è ferma, non interveniamo - spiega Gallo - ma sarebbe meglio non utilizzare lo smartphone nemmeno al semaforo».
I MESSAGGI
Ancora più pericolosi sono i messaggini vocali. Ne sa qualcosa il ragazzo alla guida di una Wolkswagen Eco Up, beccato ai piedi del cavalcavia. Quando si accorge di essere finito nei guai è troppo tardi: «Non stavo telefonando - è il refrain - ma ascoltando un messaggio WhatsApp». Anche per lui niente da fare. E mentre gli agenti redigono il verbale, passano altri due automobilisti chiaramente intenti a telefonare. La fanno franca solo perché è impossibile fare due cose contemporaneamente. Ma l'andazzo è questo: in poco meno di tre ore di vigilanza, sia in sella allo scooter che a bordo dell'auto di servizio in borghese, le multe fatte sono sei. Non poche. «Con oggi - chiude Gallo - iniziamo questi controlli nel traffico. Non riusciremo di certo a sradicare le brutte abitudini, ma almeno proviamo a lanciare un messaggio per la sicurezza di tutti».
Paolo Calia
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