Buoso: «La mia lotta in Consiglio»

Martedì 23 Aprile 2019
Buoso: «La mia lotta in Consiglio»
L'INTERVISTA
TREVISO «Credo che il ruolo del consigliere di minoranza sia prima di tutto quello di essere orecchio e voce dei bisogni dei cittadini. Sento molto la responsabilità di questo servizio, in cui anche il controllo dell'attività amministrativa deve avere un senso costruttivo per il bene delle persone». 54 anni, insegnante al Da Vinci, quattro figli, Maria Buoso è una delle voci più importanti dell'attuale opposizione comunale. Esponente di Treviso Civica, già in pole la scorsa tornata, oggi siede a palazzo dei Trecento. E fa decisamente sul serio.
Come legge la vicenda che ha interessato in questi giorni la Commissione pari opportunità?
«La Commissione pari opportunità è un importantissimo luogo dove pensare interventi per garantire alle donne condizioni di lavoro, di vita familiare e sociale più giuste. Ci sono segnali positivi, ma molti anche preoccupanti: le donne continuano a guadagnare, a parità di condizioni, tra il 15 e il 20% in meno degli uomini (il più grande furto della storia). La violenza sulle donne aumenta, come gli attacchi alla libertà e ai diritti. Il nuovo regolamento della Commissione proposto dall'amministrazione dovrebbe servire a migliorarne l'operatività: le modifiche alla composizione e funzionalità però riducono pesantemente la rappresentatività della Commissione, escludendo ambiti fondamentali come la salute, la scuola e la lotta alla violenza. Poi: l'assessora Tessarolo ha dichiarato fuori la politica dalla Commissione. Mi pare debba essere esattamente il contrario: le scelte in favore di una reale parità tra donna e uomo, nel lavoro come in famiglia, sono quanto di più politico ci sia, poiché riguardano l'idea di società che vogliamo».
In due occasioni gli attacchi frontali hanno messo in crisi la Giunta. Con l'assessore Schiavon ma soprattutto con l'assessore Nizzetto. Da cosa sono nate quelle interrogazioni?
«Le interrogazioni sono nate dall'opacità politica dei due assessori, dalla loro non comunicazione, forse anche per scarsa preparazione nelle proprie materie. In particolare, nel caso delle iniziative sull'autismo, affidate a persone di competenze insufficienti e idee sconcertanti, si tratta di una scarsa consapevolezza dello spessore del tema oppure di una strumentalizzazione a fini ideologici: non so quale sia l'ipotesi peggiore».
Con quali assessori della maggioranza ha trovato maggiore empatia e collaborativa? «Con l'assessora alla cultura c'è un rapporto collaborativo basato, credo, sulla comune passione per tante cose, forse più sciolta da logiche di appartenenza, pur nella valutazione critica di alcune iniziative».
Perché secondo lei la sinistra ha perso le scorse amministrative?
«Perché ha parlato poco con la gente, dando per scontato che comprendesse il suo progetto politico. Sono state fatte moltissime azioni importanti per Treviso, ma i trevigiani non ne hanno avuto un'informazione adeguata. Non vanno trascurate le dinamiche politiche a livello nazionale, che hanno certamente influenzato il risultato locale».
Il prato della fiera può essere laboratorio di un nuovo modello di cittadinanza?
«E' una delle cose più belle successe in città negli ultimi tre anni. Un luogo unico in Europa, uno spazio millenario abbandonato al degrado sta riprendendo vita, un poco alla volta. L'idea è quella che torni ad essere quello che è sempre stato fino a pochi decenni fa, cioè un prato, e questo obiettivo ha mobilitato 90 soci, più di 80 associazioni ed enti tra cui proprio le Antiche Fiere di San Luca, scuole ed istituzioni che si stanno prendendo cura di uno spazio pubblico».
Denatalità e scuola, un tema molto caldo.
«La denatalità con tutte le sue conseguenze sociali ed economiche è uno dei più rilevanti temi nazionali. La scomparsa delle prime classi in alcune scuole elementari di Treviso è l'evidenza di ciò. I motivi sono complessi, ma dobbiamo esserne consapevoli e cercare le soluzioni possibili. Non facciamo più figli e non vogliamo quelli degli altri, arrivando anche a negare loro il diritto ad essere cittadini italiani. Ogni anno se ne va all'estero quasi il doppio dei nostri giovani rispetto a quelli che arrivano da altri Paesi».
Cosa serve?
«Occorrono risposte che tengano conto della realtà, non di slogan e paure, e delle esperienze positive già fatte anche a Treviso. Dove le persone si prendono cura dei luoghi e della comunità le cose vanno meglio e costano meno. Chiediamoci: l'attuale amministrazione sta sostenendo i percorsi importanti intrapresi nei quartieri da quella precedente?».
Elena Filini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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