«Basta colpi di scena più rispetto per Giusy»

Mercoledì 26 Giugno 2019
LO SFOGO
TREVISO La vicenda per loro è diventata uno show, una soap opera che va avanti un colpo di scena dopo l'altro. «Siamo sbigottiti e sgomenti». Per la prima volta dal giorno della celebrazione dei funerali parlano il marito e le sorelle di Giuseppina Lo Brutto, la 62enne che ha perso la vita nel tragico schianto del 7 giugno scorso. «C'è grande dolore e poco rispetto» dicono Flavio Cagnato e le cognate, che attaccano: «È morta un persona meravigliosa e non se lo ricorda più nessuno. Sembra un reality, una brutta fiction del genere thriller con colpi di scena giudiziari e soprattutto tanta voglia di sensazionalismo che non ha nulla a che fare con quello che è successo davvero. E invece ciò che è importante è che si arrivi alla verità». La verità è quello che Flavio Cagnato ha chiesto fin da subito. «Non so come farò ad andare avanti ma ti prometto che ci riuscirò per te, perché ti deve essere data giustizia» aveva detto l'uomo il giorno delle esequie, piegato dal dolore e in lacrime davanti al feretro della moglie. «Tu eri il mio tutto, non te ne sei andata solo tu, quella maledetta sera è morto il nostro noi. Ma io devo farmi forza, ascoltare gli amici che mi dicono che lo devo fare per te Giusy» aveva aggiunto mentre la salutava per l'ultima volta.
L'ACCUSA
Però la giustizia che deve essere fatta per Giuseppina, lasciano intendere i parenti, si sta perdendo nel sensazionalismo di un caso in cui la vicenda legata ai rapporti tra Christian Barzan e la sua ex fidanzata Giorgia la fanno da padrone, con un tono che definiscono scandalistico. «Dai protagonisti di questa vicenda - attaccano le sorelle e il marito della Lo Brutto - si sentono parole irresponsabili. Come si può usare il termine felicità in queste circostanze»? Il riferimento è a quello che ha detto Christian l'altro ieri quando ha saputo che il gip aveva accolto la revoca della custodia cautelare in carcere.«Sono felice di poter tornare a casa, adesso desidero che la verità possa venire a galla al più presto» aveva detto il 22enne. Che emerga la verità è anche ciò che la famiglia di Giusy si aspetta dalle indagini. «La verità sull'incidente - ha ricordato il marito Flavio - è importante perché deve servire come un monito che faccia in modo che cose come quella che è successa noi non debbano accadere mai più». Ma nel frattempo è come se Giuseppina continuasse a morire ogni giorno mentre infuria il duello tra accusa e difesa che scrivono e riscrivono gli eventi tragici di quella notte. È come un film che fa rivivere il dramma alla famiglia, ostaggio di una sofferenza che sembra durare da un tempo infinito.
IL DOLORE
«Intorno a noi - dice Flavio - c'è tanta indifferenza. Non posso credere che possa essere così diffusa questa profonda mancanza di rispetto per la vita umana distrutta, per il dolore causato alla madre, al compagno di una vita, alle sorelle, ai parenti e a tutte le persone, ed erano veramente tante, che volevano bene a Giusy. Non è uno show ma vita vera: ciò che conta è sapere come e soprattutto perché è morta Giuseppina, il resto è gossip fatto sulla pelle di una sofferenza di cui non si ricorda ormai nessuno». Così si sentono i parenti di Giuseppina Lo Brutto: dimenticati. Come se la morte di lei fosse diventata solo un dettaglio naufragato dentro ad una vicenda più grande, quella i cui ingredienti sono un amore acerbo e malato, l'ossessione, la gelosia, la violenza. «Noi però - dicono Flavio Cagnato e le sorelle di Giuseppina Lo Brutto - vorremmo ancora poter credere nella giustizia, quella vera. E per questo c'è bisogno che ognuno si assuma le sue responsabilità: i giudici, i magistrati che stanno indagando, le forze dell'ordine, gli avvocati, i testimoni. E chi è direttamente coinvolto in questa storia, a cominciare dagli indagati». Chiedono di fermare quello che per loro è uno show in cui ci si è dimenticati di Giuseppina: della sua generosità, dell'amore per Flavio, dei tanti amici, del desiderio di vivere e continuare a farlo che dimostrava soprattutto quando, nella ricorrenza della guarigione dal cancro, apriva le porte di casa sua ai parenti e ai vicini a cui offriva il cibo che passava giorni interi a preparare per celebrare la sua vittoria sulla malattia. «Si sono tutti dimenticati di Giusy e del nostro dolore» è l'accusa dei parenti. «Chiediamo rispetto per noi e per la nostra tragedia. Anzi no, non chiediamo rispetto: lo pretendiamo».
Denis Barea
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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