Attentato al K3: in aula le prove contro l'anarchico Sorroche

Domenica 28 Febbraio 2021
IL PROCESSO
TREVISO Nuovo capitolo del processo a carico di Juan Sorroche Fernandez, l'anarchico spagnolo di 43 anni ritenuto la mente dell'attentato dell'agosto 2018 al K3, la sede provinciale della Lega a Fontane di Villorba. L'uomo è tuttora detenuto e accusato di di attentato per finalità terroristiche o di eversione e di devastazione o strage nel territorio dello Stato (articoli 280 e 285 del codice penale, ndr). Ieri, davanti alla Corte d'Assise del tribunale di Treviso sono sfilati gli investigatori che hanno condotto le indagini su Sorroche. L'attenzione del pubblico ministero si è concentrata sul materiale sequestrato all'anarchico in occasione del suo arresto avvenuto nel maggio 2019 a Brescia. In particolare sulla chiavetta Usb in cui erano salvati i curriculum di alcuni esponenti della Lega oltre a scritti di propaganda contro «il neofascismo leghista». I testi dell'accusa, a conti fatti, hanno confermato le accuse contro il 43enne. Accuse che il suo legale, l'avvocato trentino Giampiero Mattei, ha cercato di smontare.
LE ANALISI
La prova regina nel processo contro Sorroche riguarda le tracce di dna trovate sull'ordigno. Durante la prossima udienza, fissata per il 13 marzo, sul banco dei testimoni si siederanno proprio i periti che hanno effettuato i rilievi. Secondo l'avvocato Mattei, quelle tracce sarebbero invece troppo lievi per poter dare una certezza sul coinvolgimento del 43enne nell'attentato. Di certo c'è che il consulente tecnico designato dalla Procura antiterrorismo di Venezia aveva affermato che ilpotenziale della bomba era micidiale e avrebbe potuto uccidere, facendo molti danni.
GLI ELEMENTI
Oltre alle tracce di dna, l'accusa contro l'anarchico si basa su una serie di elementi suggestivi: quando fu arrestato, il 22 maggio 2019, dopo nove giorni e altrettante notti di ricerche nei boschi e nelle montagne bresciane dove si nascondeva, fu trovato in possesso di un'agendina nella quale era annotato l'indirizzo della sede della Lega di Villorba (e anche di una seconda sede). Sorroche aveva con sè anche due pentole a pressione: strana circostanza per chi vive in mezzo ai boschi. L'ordigno inesploso di Villorba consisteva proprio in una pentola a pressione riempita con 900 grammi di chiodi di legno e 1,3 chili di black powder, polvere nera. Il primo ordigno scoppiò annerendo l'ingresso del K3. Il 16 agosto 2018 una rivendicazione fu inviata a due quotidiani e postata sui siti Round Robin e Anarchia (a nome della Cellula Haris Hatzimihelakis/internazionale nera (1881/2018)): sul luogo si svolse un ulteriore sopralluogo e fu scoperto il secondo ordigno, seminascosto sotto le scale in metallo. Per azionarlo sarebbe stato sufficiente inciampare in un filo in nylon che avrebbe dovuto attivare due batterie e quindi due luci alogene chiuse in altrettanti barattoli di shampoo, con il risultato di accendere una miccia a lenta combustione per innescare la pentola a pressione esplosiva.
G.Pav.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci