Ater, caro affitti: ottobre mese decisivo

Venerdì 20 Settembre 2019
Ater, caro affitti: ottobre mese decisivo
IL CASO
TREVISO Le prime due settimane di ottobre saranno quelle decisive: gli uffici della Regione prenderanno in esame le segnalazioni arrivate dall'Ater e andranno a correggere le eventuali storture del regolamento e della nuova legge che regola l'assegnazione delle case popolari. Lo annuncia il governatore Luca Zaia, che torna sull'argomento senza però lasciare troppo spazio a chi si lamenta: «Annuncio che finito il monitoraggio delle Ater, nella prima quindicina di ottobre faremo degli aggiustamenti alla legge e al regolamento. In questo modo se ci sono state delle ricadute negative rispetto a casi particolari, saremo lì a risolverli. Siamo assolutamente disponibili. Poi se c'è qualcuno che pensa solamente a stare lì a protestare, ne prendo atto». La questione affitti continua a tenere banco anche in città, soprattutto in quei quartieri periferici cresciuti attorno alle case popolari. I malumori ci sono, Zaia lo sa. Ma invita anche a non generalizzare troppo.
IL DIALOGO
In questa fase Ater e Regione stanno lavorando per raccogliere e verificare tutte le rimostranze. E il governatore ricorda che la nuova normativa è dettata solo da un principio di equità e razionalizzazione: «Siamo stati l'ultima Regione ad aver applicato questa legge - sottolinea - a muoverci non è quindi la volontà di fare angherie verso chi ha titolo di restare nelle case popolari. C'è tempo fino al 30 settembre per protestare, ma anche per andare all'Ater e presentare le singole posizioni. Dati che consentiranno di fare una valutazione personale della pratica, ma anche ci aiuterà a correggere il tiro in alcune partite, come quella legata agli anziani over 65». Andare all'Ater significa fare chiarezza. Tante lamentele dipendono anche dalla metratura degli appartamenti abitati, molto spesso di grandi dimensioni ma con affitti minimi: «Abbiamo delle signore che si sono lamentate dell'affitto alzato a 600 euro al mese - osserva Zaia - ma poi scopri che hanno 250 metri quadrati di casa e ci vivono da sole. E queste sono solo alcuni casi».
DIMINUITI
La legge però ha avuto tanti risvolti positivi: «Ricordo che questa legge ha già avuto come primo effetto l'abbassamento dell'affitto per settemila inquilini su 42mila; ha introdotto molti principi come quello della residenza, per ottenere la casa servono almeno 5 anni di residenza in Veneto. Ha poi introdotto il principio di dare le case a chi ne ha veramente bisogno. Faccio un esempio: abbiamo 14mila veneti, con famiglia, che hanno redditi veramente molto bassi e bisogno di queste case. E i primi 400 con la nuova legge hanno avuto alloggi con un affitto medio di 77 euro al mese. Questo vuol dire che abbiamo centrato l'obiettivo, che non è quello di incassare 4-5-600 euro al mese perché a quei livelli si val nel libero mercato. Il nostro obiettivo è dare appartamenti a prezzi simbolici per chi ne ha veramente bisogno». E poi c'è la rotazione, altro principio mirato a scardinare consuetudini ormai consolidate: «La nuova legge aiuta chi ne ha bisogno, ma la casa ottenuta non è per sempre. Ci saranno delle revisioni. Se entra una coppia giovane che poi fa figli, trova lavoro, si stabilizza e comincia a mettere da parte qualche risparmio, e si è arrivati anche a 3-4-500mila euro fino a un milione, vuol dire che l'aver dato una casa popolare è servito a dare una mano. Ma poi, quando sei stabilizzato, la casa la devi lasciare a chi ne ha più bisogno di te». Infine un appello a chi ancora oggi si lamenta di inquilini che stanno in alloggi popolari senza averne diritto: «Se avete qualche segnalazione, venite all'Ater con nome e cognome. Per ognuno abbiamo caratteristiche dell'immobile, affitto e sappiamo tutto quello che c'è da sapere sul nucleo familiare e possiamo fare le verifiche. Così si fanno i controlli e non si parla di cose vaghe».
Paolo Calia
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci