Affitti Ater, la Regione corre ai ripari

Lunedì 22 Luglio 2019
Affitti Ater, la Regione corre ai ripari
IL CASO
TREVISO Stanno arrivando in questi giorni, per raccomandata. E ogni volta che nei quartieri dell'immediata periferia suona il postino, in casa un brivido freddo corre lungo la schiena: può essere la comunicazione con cui l'Ater annuncia i nuovi canoni di locazione, i tanto temuti aumenti. Da luglio è infatti entrato in vigore il regolamento regionale, largamente annunciato ancora a gennaio, che introduce i nuovi parametri nel conteggio dell'affitto. A fare testo adesso è la certificazione Isee, documento che fotografa l'intera situazione economica di una famiglia, andando ben oltre la semplice dichiarazione dei redditi. Questi nuovi parametri, che determinano il reddito considerando anche proprietà di ogni tipo e liquidità nei conti correnti, hanno letteralmente rivoluzionato l'ammontare degli affitti. Che sono quasi tutti aumentati, in alcuni casi anche del 300% se non di più. E la protesta monta, in particolar modo nei quartieri storicamente culla degli alloggi popolari.
IL BERSAGLIO
Di fronte ai nuovi importi, soprattutto nelle periferie, il malcontento serpeggia. A San Paolo, sabato mattina, i residenti del biscione si sono ritrovati nei giardini davanti casa per far sentire la loro voce. E il Pd ha già annunciato l'intenzione di organizzare un'assemblea pubblica per affrontare la questione. Iniziative analoghe sono annunciate anche in altri quartieri, come San Liberale o Santa Bona. Tanto malumore non è sfuggito alla Regione, da dove è partita la riforma degli Ater di tutto il Veneto. L'obiettivo iniziale era lodevole: rendere più equo il costo degli affitti cancellando situazioni di palese ingiustizia, come canoni di pochi euro al mese ormai consolidati degli anni e non sempre giustificati, tentando di far pagare a tutti il giusto. Ma qualcosa è da rivedere.
RIMEDI
«Intanto precisiamo una cosa - premette Riccardo Barbisan, consigliere regionale della Lega e capogruppo a palazzo dei Trecento - la riforma che riguarda la gestione degli alloggi popolari è epocale, ed è una grande riforma. I problemi poi non stanno nascendo dalla legge, ma dal regolamento. Ma quando si introduce una novità del genere c'è sempre qualcosa da ricalibrare. E lo faremo». Allo studio quindi ci sono già dei correttivi. Del resto i sensori del Carroccio sparsi sul territorio stanno dando segnale di allarme rosso da alcuni giorni. Il tentativo di arrivare a canoni più equi, al momento, sta complicando la vita a tanti inquilini, per lo più anziani: «Solo avere 10mila o 20mila euro in conto corrente, frutto di una vita di risparmi e messi da parte per pagare la casa di riposo o in alcuni casi il funerale, fa balzare alle stelle l'Isee e l'affitto - denuncia Enrico Renosto, che nell'ultima settimana non ha fatto altro che raccogliere lamentele nella sua Santa Bona - tanti pensionati si sono visti arrivare affitti raddoppiati o triplicati. E parliamo di gente con pensione minima, che con 50 euro in più di affitto deve intaccare i risparmi o rischia di arrivare a stento a fine mese».
ASCOLTO
Dal canto suo Barbisan prende nota delle lamentele: «Chi in questi giorni sta raccogliendo le rimostranza ci sta dando una grossa mano - sottolinea - in questo modo possiamo esaminare casi concreti. Stiamo studiando tutte le possibili modifiche normative e regolamentari per riequilibrare le varie situazioni. In tutto il Veneto sono decine di migliaia le persone che vivono in alloggi pubblici, ma i casi di aumenti clamorosi non sono poi così tanti. «È giusto però prenderli in considerazione e trovare una soluzione. Come stiamo facendo. Purtroppo quando si introduce qualcosa di nuovo, soprattutto se in un settore così importante e delicato come questo, è facile che all'inizio qualcosa da rivedere ci sia. E siamo già al lavoro per rimediare».
Paolo Calia
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