Addio partigiano Eros: «Esempio per tutti»

Martedì 20 Novembre 2018
Addio partigiano Eros: «Esempio per tutti»
L'ULTIMO SALUTO
TREVISO Addio comandante. Si è spento Umberto Lorenzoni, 92 anni. Nome di battaglia: Eros. Uno degli ultimi partigiani combattenti. Ma soprattutto un punto di riferimento per l'antifascismo a livello nazionale. Nato a Nervesa, ma residente da tempo a San Polo, è mancato domenica sera nella casa di riposo di Roncadelle, dove aveva iniziato la riabilitazione dopo un ictus. Lorenzoni ha fatto la Resistenza sulle colline della Marca, come commissario del battaglione Castelli della brigata Piave nella divisione Nino Nannetti.
ERA DIVENTATO FAMOSO
È diventato famoso in tutta Italia anche per aver rifiutato una medaglia al Valore, chiedendo fosse assegnata a un compagno caduto. E poi, da presidente dell'Anpi provinciale di Treviso, ha continuato a portare avanti i valori della Costituzione impegnandosi in mille battaglie a difesa della democrazia. Fino a pochi mesi fa. Sembrava instancabile. Lo scorso aprile, però, ha avuto un ictus. Dopo un periodo di ricovero al Ca' Foncello, aveva ripreso a combattere, come sempre, affrontando pesanti cure antibiotiche. Era stato trasferito in una struttura di Roncadelle per la riabilitazione. Ma nelle ultime settimane le cose sono precipitate. E domenica il suo cuore ha smesso di battere. «Sono sopravvenute altre complicazioni, soprattutto legate a una infezione ospedaliera racconta la figlia Antonella la ripresa è diventata sempre più difficile. Fino a quando si è spento».
«Per tutti era il vecchio comandante Eros. Per me era mio padre. Avevo un rapporto fortissimo con lui continua era un uomo aperto alle cose nuove. Era un forte esempio. Non gli piaceva la commemorazione. Non gli piaceva rinvangare il passato. Aveva un atteggiamento molto aperto e molto disponibile, soprattutto verso i giovani. Ed era ricambiato. Aveva una visione vitale e positiva della lotta di Liberazione».
Il partigiano Eros è riuscito nell'impresa di attualizzare anche nel quotidiano quella lotta iniziata a Nervesa.
LA STORIA
«L'attualizzava non solo sul piano ideologico e razionale ma anche su quello emotivo sottolinea Antonella, a sua volta impegnata nell'Anpi cioè nel modo di vivere le cose con la grinta e la felicità dei giovani partigiani». Lorenzoni era entrato nella Resistenza a 17 anni. «Mio padre era antifascista. E io sono cresciuto a latte e antifascismo. Dopo l'8 settembre per me la scelta è stata facile aveva raccontato in un memorabile intervento a Ballarò nel 2015, 70esimo anniversario della Liberazione un mese dopo ero già di guardia alla canonica di Nervesa dove un prete antifascista aveva dato ospitalità al primo Comitato provinciale di Liberazione nazionale». Il 19 dicembre del 1944 perse tre dita in un'esplosione accidentale: la bomba che stava piazzando per interrompere un ponte ferroviario e fermare così un carico di munizioni dei tedeschi gli scoppiò in mano. Fu operato di notte a Conegliano dal professor Baroni, che era in contatto con il movimento partigiano. E dopo una settimana di convalescenza passata in un ripostiglio, alla vigilia di Natale tornò a combattere in collina.
Umberto Lorenzoni, ha lavorato alla Sanremo di Caerano come direttore delle vendite, alla Tecnica e alla Nervesa Moda. Rimasto vedono nel 1999, lascia la seconda moglie e due figlie, Antonella e Sandra. Il funerale civile verrà celebrato giovedì alle 15 nella sala del commiato di Santa Bona. Le ceneri verranno portate a Nervesa dove si terrà un ricordo accanto al monumento ai Caduti.
Mauro Favaro
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