Addio a Bresolin «Gli dedicheremo l'aula magna dell'Università»

Mercoledì 14 Agosto 2019
L'ADDIO
TREVISO «L'aula magna del palazzo dell'università verrà dedicata a Ferruccio Bresolin». Paolo Corò, direttore del campus universitario di Ca' Foscari, lo annuncia uscendo dal Duomo al termine del partecipatissimo funerale dell'economista trevigiano deceduto venerdì sera dopo una lunga malattia. Gli verrà intitolata la grande aula del palazzo dell'ex Dogana, dove adesso ci sono i corsi di Giurisprudenza ma destinata a diventare la nuova sede dei corsi veneziani. Una proposta che, di fatto, è già stata accolta sia dal sindaco Mario Conte che dai vertici di Fondazione Cassamarca: la stima e l'apprezzamento per tutto quello che Bresolin ha fatto in vita è tale che un riconoscimento del genere viene considerato il minimo indispensabile. E il 23 novembre, giorno in cui avrebbe compiuto 84 anni, sarà una giornata interamente dedicata alla sua figura e ai suoi studi: Ca' Foscari ha intenzione di organizzare una serie di eventi in per ricordarne i tanti anni di lavoro nelle aule universitarie e il contributo dato per lo sviluppo industriale e sociale del Veneto.
LA CERIMONIA
Ieri pomeriggio la città ha voluto lanciare un segnale di riconoscenza. Nonostante il gran caldo, nonostante il Ferragosto imminente, il Duomo era pieno per tributare l'ultimo saluto al professore. In prima fila il sindaco Mario Conte, accanto a lui il presidente della Fondazione Cassamarca Luigi Garofalo e quello della Camera di Commercio Mario Pozza. Dietro tanti consiglieri comunali, amici fraterni come il sociologo Ulderico Bernardi, esponenti della vecchia Democrazia Cristiana, partito in cui Bresolin ha militato ricoprendo anche incarichi di consigliere comunale e assessore alla Cultura nella seconda metà degli anni Settanta. Impossibile fare un elenco puntuale di chi c'era: la partecipazione è stata tanta, tra i banchi della navata spuntavano i volti della politica trevigiana di un tempo, dei colleghi universitari o della cultura come Stefano Canazza, direttore del Conservatorio Steffani di Castelfranco. Non c'era Dino De Poli, ormai alla soglia dei novant'anni, che ha voluto rendere omaggio privatamente alla famiglia. Accanto all'altare due i gonfaloni presenti: quello del comune di Treviso e quello del Lions Hoster di Treviso, di cui Bresolin ha fatto parte diventandone anche presidente.
IL RICORDO
«Ferruccio ci ha lasciato un'eredità di competenza», ha sottolineato nella sua omelia, con la voce rotta dall'emozione parlando del vecchio amico, don Gianni De Simon che ha voluto anche ricordare la chiarezza con cui il professore sapere spiegare a tutti concetti economici non sempre semplici. È stata lunga la parentesi dedicata ai ricordi. Di Bresolin è stato rimarcato il ruolo fondamentale nello studio dei fenomeni alla base dello sviluppo economico del Nordest, la capacità di prevedere con largo anticipi svolte epocali: agli inizi degli anni Novanta già parlava di come affrontare l'imminente immigrazione di massa in arrivo dalle coste dell'Africa: discorsi fatti trent'anni fa ma che si modellano perfettamente alla realtà di oggi. In un discorso lungo, accorato fino a essere strabordante, Vittorio Zanini ha invece parlato del Bresolin politico - «che come me ha coperto incarichi importanti per la comunità senza richiedere compensi» - e della sua importanza per la sopravvivenza della Fondazione Cassamarca e per lo sviluppo a Treviso di quell'università che tanta parte della sua vita ha occupato. «Università a Treviso, che non ha mai voluto intendere come sede periferica di altri atenei», ha rimarcato invece Corò. E che adesso intende ricordarlo come si conviene.
Paolo Calia
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