A Monastier anche 3 nuovi reparti

Mercoledì 18 Settembre 2019
A Monastier anche 3 nuovi reparti
LA STRUTTURA
TREVISO Non solo il pronto soccorso. Ma anche la Breast Unit multidisciplinare per i tumori al seno, la Ginecologia e l'unità di Terapia del dolore. Sono i nuovi servizi che stanno per decollare nella casa di cura Giovanni XXIII. La struttura sanitaria di Monastier, privata convenzionata, si prepara al grande salto che la porterà a diventare un ospedale a tutti gli effetti. «Abbiamo chiesto l'attivazione del presidio ospedaliero. Il polo non sarà più solo una casa di cura privata, pur restando una società per azioni fa il punto l'amministratore delegato Gabriele Geretto all'inizio di gennaio verrà aperto il pronto soccorso, che sarà operativo 24 ore su 24, sette giorni su sette. Rispetteremo appieno le schede ospedaliere. Con la firma dell'accordo, ci atterremo alle richieste dell'Usl della Marca, che ci ha delegato alcune funzioni». «In più aggiunge è previsto lo sviluppo totale della Breast Unit. Fino ad oggi il nostro servizio dipendeva da Treviso, nel senso che il quadro clinico dei pazienti veniva analizzato da un'equipe multidisciplinare al Ca' Foncello. Adesso avremo una nostra unità multidisciplinare completa. Tutto si svolgerà all'interno della Giovanni XXIII: dallo studio dei casi per decidere come meglio procedere fino all'intervento chirurgico».
LA TEMPISTICA
Di pari passo, si lavorerà all'arrivo della unità di Ginecologia e della Terapia del dolore. I tempi di attivazione di questi servizi, a loro volta inseriti nelle schede ospedaliere, verranno stabiliti entro la fine della settimana. La svolta della struttura di Monastier si vedrà plasticamente dal primo gennaio del 2020. È prevista per questa data l'inaugurazione del nuovo pronto soccorso della Giovanni XXIII. L'Usl della Marca punta a fare in modo di sfoltire i codici bianchi e verdi, cioè i problemi non gravi. Si stima che possa arrivare ad accogliere 20mila pazienti all'anno, togliendo qualcosa come 15mila accessi al pronto soccorso del Ca' Foncello, che oggi viaggia verso i 105mila pazienti all'anno. Si tratta di un piano generale. Perché ovviamente la nuova area dell'emergenza-urgenza di Monastier non respingerà nessuno. «Ogni pronto soccorso deve essere attrezzato per trattare tutti i casi in arrivo chiarisce Paolo Rosi, direttore della centrale operativa del Suem118 detto questo, ci sarà una commissione congiunta in cui verrà deciso il ruolo di Monastier all'interno della nostra rete. Stabiliremo i criteri di accesso, come ci sono per gli altri ospedali. I casi più critici, i traumi cranici più importanti, i politraumi e gli infarti, avranno sempre il Ca' Foncello come punto di riferimento. Le ambulanze valutano sempre l'ospedale più adatto in base alla gravità delle patologie. Succede con Treviso, Oderzo, Castelfranco, Montebelluna, Conegliano e Vittorio Veneto, e succederà anche con Monastier».
I DIVERSI CASI
Cosa capiterà nel caso in cui al pronto soccorso della Giovanni XXIII ci fosse un drastico peggioramento del quadro clinico di un paziente? «Quello che succede sempre: il paziente verrà stabilizzato a Monastier e poi trasferito con i mezzi di soccorso nell'ospedale di Treviso, o comunque in quello più adatto» dice Rosi. Ora non manca che l'allestimento nei nuovi spazi nella casa di cura e l'inaugurazione del primo pronto soccorso del trevigiano gestito da un privato in convenzione. «È una prima volta per la Marca, ma non per il Veneto, dove ci sono già da tempo privati accreditati con il pronto soccorso, a Verona come a Rovigo tira le fila il governatore Luca Zaia certo, deve essere un pronto soccorso vero. Adesso verranno definite le modalità, sempre nella direzione di sgravare l'attività del nostro centro (il Ca' Foncello, ndr)». Il fatto che serva l'aiuto del privato convenzionato non preoccupa. «Come c'è l'accreditamento per le cure dei pazienti, si dà l'accreditamento anche per l'attività di emergenza-urgenza, nell'ottica di riconoscere il presidio ospedaliero. Gli accessi al pronto soccorso sono chiari: sappiamo quali sono i numeri e c'è la necessità di far rete sul territorio conclude Zaia il conto su queste partite lo paghiamo comunque sempre noi. Se avessimo la possibilità di assumere medici, e ci fossero i medici, potremmo fare un pronto soccorso per paese. Ma la verità è che non funziona così».
Mauro Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci