SUPER-DINO RITIRATO IL MITICO 11

Mercoledì 20 Novembre 2019
BASKET
Non poteva che essere Milano-Maccabi, una delle grandi classiche d'Europa, l'occasione per il ritiro della maglia di Dino Meneghin: il Monumento del basket italiano, l'uomo e il volto associati a uno sport per interi decenni nell'immaginario del nostro Paese, è stato onorato ieri sera dall'Olimpia con l'omaggio più importante per un cestista: il numero 11 di SuperDino, 70 anni fra due mesi, non verrà mai più assegnato dal club più titolato d'Italia. Un onore, quello garantito al campione di Alano di Piave (Belluno), che il club di Giorgio Armani aveva concesso solo ad altre due leggende, che a loro modo hanno segnato la carriera di Meneghin: il 18 di Art Kenney (grande rivale di Dino, quando era ancora a Varese nella prima parte della sua epopea), l'8 di Mike D'Antoni ovvero il gemello di Meneghin negli anni d'oro, quando furono i pilastri dei trionfi dell'era-Dan Peterson.
LA FESTA
La maglia ritirata nell'intervallo del 9° turno di Eurolega (poi vinto sul Maccabì 92-88 da Milano) è un premio alla carriera il primo arrivò nel 2003 quando entrò nella Hall of Fame, riservata alle grandi stelle Nba di uno dei più grandi vincenti nella storia dello sport italiano, duro in campo quanto capace di fare spogliatoio grazie a intelligenza e senso dell'umorismo fuori dal comune. Doti che l'hanno reso anche un eccellente team manager a Milano e poi in azzurro, dove è stato parte importante delle 4 medaglie in 7 estati con i coach Messina, Tanjevic e Recalcati. Da quel ruolo, Meneghin ha spiccato il salto verso la presidenza FederBasket, ideale culmine di una parentesi da protagonista. Il contributo di Meneghin alla pallacanestro italiana è stato a 360 gradi: il palmares parla di 12 scudetti (record per il campionato italiano), 7 Coppe Campioni, 2 delle Coppe, 1 Korac e 4 Intercontinentali, oltre a 6 Coppe Italia, ma i numeri sono l'effetto. La causa? Meneghin è stato un giocatore completo quanto longevo, e l'incredibile solidità sia fisica che mentale gli ha consentito di giocare in A fino a 44 anni, facendo in tempo anche a sfidare il figlio Andrea (ieri a Milano come commentatore tv) che, rispettando l'adagio buon sangue non mente, è stato determinante per il secondo oro azzurro agli Europei 99, raccogliendo l'eredità di papà che fu leader nell'oro 1983, così come nell'argento olimpico a Mosca 1980. E ieri sera Dino ha pure scherzato: «Non schiacciavo mai perché faceva male ai polsi».
LA SCALATA
La sua carriera è stata una continua scalata, a voler tener fede alle origini dolomitiche della famiglia, anche se Dino è cresciuto a Varese ma nel 2008 Alano gli ha conferito le chiavi della città. L'unico neo è stato il mancato approdo in Nba, con gli Atlanta Hawks che lo scelsero nel 1970, quando però gli europei erano oggetti misteriosi. Fosse nato 30 anni più tardi, Meneghin avrebbe avuto una lunga carriera Usa, ma ai tempi il trasferimento oltreoceano sarebbe stato sinonimo di professionismo e avrebbe comportato l'addio alla Nazionale e alla maglia che Meneghin ha sempre amato. Almeno quanto quella 11 che da ieri sera pende dal soffitto del Forum.
Loris Drudi
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