RUGBY
Il mondo ovale in quattro anni si è mezzo capovolto. L'Inghilterra

Venerdì 1 Novembre 2019
RUGBY Il mondo ovale in quattro anni si è mezzo capovolto. L'Inghilterra
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Il mondo ovale in quattro anni si è mezzo capovolto. L'Inghilterra domani proverà a fargli compiere il giro completo.
Nella finale del Mondiale contro il Sudafrica, alle ore 10 allo stadio di Yokohama (Giappone) e in diretta su Rai 2, la nazionale della Rosa parte favorita e intende far rispettare il pronostico. Ma non sarà facile contro degli animali da rugby come gli Springboks. Più che alla tradizionale caccia alla volpe, gli inglesi dovranno dimostrarsi abili in quella al bisonte per imporsi, vista la fisicità dei rivali. Hanno le armi, atletiche, tecniche, tattiche, di profondità della rosa per farlo. Ma dovranno fare molta attenzione, perché una incornata potrebbe risultare fatale. È già successo a Parigi nella Coppa del mondo 2007, unico precedente in finale, dove s'imposero i sudafricani 15-6.
LA RICOSTRUZIONE
Il mondo del rugby si è capovolto perché Inghilterra e Sudafrica sono le due squadre uscite con le ossa dalla Coppa 2015. Gli inglesi eliminati nella fase a gironi per la prima volta proprio nel Mondiale casalingo. Un choc tale far chiamare per la prima volta uno straniero sulla panchina per la ricostruzione. Il ct australiano Eddie Jones, il Mourinho ovale per l'abilità comunicativa. I sudafricani arrivati terzi, ma con l'onta della sconfitta 34-32 contro il Giappone, allenato proprio da Jones, qui nei panni dell'avventuroso Indiana del cinema. È stata l'anticamera del peggior biennio della loro storia, dove hanno perso per la prima volte anche contro Italia, Argentina e in casa con l'Irlanda. Poi +è arrivato in panchina l'uomo della provvidenza Rassie Erasmus. In due anni li ha riagganciati alle basi del loro gioco e ora si giocano il titolo iridato. Sarebbe il terzo per gli Springboks (su tre finali), il secondo per l'Inghilterra (su quattro).
Il mondo del rugby si è capovolto anche perché nel 2015 in semifinale c'erano quattro squadre dell'emisfero Sud. Stavolta sono state due. Con l'emisfero Nord pronto a sedersi sul tetto del mondo, se l'Inghilterra completerà la sua impresa. Sarebbe solo la seconda volta in nove edizioni della Webb Ellis Cup, com'è chiamato il trofeo in onore all'inventore di questo sport. La precedente nel 2003 sempre con l'Inghilterra per 3 punti di scarto, il leggendario drop di Jonny Wilkinson nei tempi supplementari contro l'Australia allenata dal solito mister Jones (assistant anche nel Sudafrica campione 2007).
Il mondo del rugby si è capovolto infine per il gioco visto in questo Mondiale. Dove l'asfissiante e dominante presenza delle difese è stata battuta più spesso del passato dal sottovalutato gioco al piede. Non solo per piazzare o avanzare, ma per mandare direttamente in meta i trequarti scavalcando la linea. Non è proprio una rivoluzione, ma un significativo cambiamento. Lo vedremo probabilmente anche oggi nella finale per il terzo posto (Yokohama, ore 10, diretta RaiSport) fra la Nuova Zelanda distrutta moralmente e il Galles distrutto fisicamente (il monumento Alunn Wynn Jones tocca il 143° cap, supera Sergio Parisse ed è secondo solo a Ritchie McCaw con 148). Ma soprattutto domani nella sfida decisiva per capire a chi resterà il mondo in pugno. Per gli inglesi stesso XV della semifinale, per i Boks unico cambio il rientro dell'imprendibile Cheslin Kolbe.
COSI IN CAMPO
INGHILTERRA: Daly; Watson, Tuilagi, Farrell (c), May; Ford, Youngs; B. Vunipola, Underhill, Curry; Lawes, Itoje; Sinckler, George, M. Vunipola.
SUDAFRICA: Le Roux; Kolbe, Am, De Allende, Mapimpi; Pollard, De Klerk; Vermeulen, Du Toit, Kolisi (c); De Jager, Etzebeth; Malherbe, Mbonambi, Mtawarira.
ARBITRO: Jerome Carcés (Francia).
Ivan Malfatto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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