POZZO RILANCIA: «VOGLIAMO GIOCARE MA SERVONO PRUDENZA E CORRETTEZZA»

Martedì 19 Maggio 2020
CALCIO - SERIE A
UDINE La riapertura agli allenamenti a gruppi delle squadre di Serie A è stata una tappa importante per rafforzare la possibilità di portare a termine la stagione di Serie A 2019/20, anche se i dubbi restano ancora. Dopo la controversa lettera del numero uno bianconero Gianpaolo Pozzo, pubblicata poi integralmente sul sito della società friulana, il Paròn è tornato a parlare della questione a Radio Anch'io Sport, in cui ha ulteriormente chiarito la sua già chiara posizione: «Mi dispiace che ci siano stati tutti questi equivoci perché noi abbiamo sempre operato, nei miei 35 anni di gestione, con correttezza e rettitudine in Lega. Si tratta di un problema nato ai tempi di Udinese-Fiorentina, disputata a porte chiuse. La Fiorentina è arrivata a Udine con alcuni casi di positività al Covid-19, anche noi siamo dovuti andare in quarantena e, allora, i nostri medici si sono preoccupati viste le responsabilità penali in capo a loro ancora oggi. Fosse stato un problema di responsabilità civile soltanto, mi sarei adoperato per una soluzione assicurativa ma noi vogliamo rispettare tutte le norme penali e, per tranquillizzare i medici e i dirigenti, ho sentito il dovere di spedire quella lettera al ministro Spadafora».
Per Pozzo il problema non è la ripresa del campionato, ma la data fissata: «La lettera non significa che non vogliamo giocare. Io lo ribadisco: noi vogliamo giocare. Farlo il 13 giugno? È un insulto all'intelligenza. Se ascolta qualsiasi preparatore atletico, le dirà che dopo due mesi e mezzo in appartamento serve un mese pieno di allenamenti veri, con la palla e con i contrasti insomma, ad alta intensità. La soluzione di maggior buonsenso sarebbe ricominciare a fine giugno, meglio ragionare in quei termini lì mettendosi d'accordo con l'Uefa. Ebbene, noi siamo ancora qui allenandoci con gradualità. In tal senso tengo a ringraziare il Governo per la prudenza dimostrata sin qui».
Il problema principale, nell'ottica esposta da Pozzo, sta proprio nel proteggere la salute dei calciatori anche in relazione agli infortuni: «Noi abbiamo i giocatori fermi da due mesi e mezzo, quindi è opportuno trovare una soluzione logica per giocare, facendo almeno un mese di allenamenti per evitare gli infortuni. In Germania, paese per cui sono stati fatti tanti trionfalismi, hanno già avuto 16 infortuni. E sottolineo che in Bundesliga giocano soltanto una volta alla settimana: immaginate cosa potrebbe succedere da noi giocando due volte a settimana come potrebbe accadere. Per questo sono favorevole alle 5 sostituzioni e, ribadisco, ho la volontà di ricominciare. Ma in sicurezza. Sono certo ci sia ancora tempo per ripartire col campionato usando il cervello».
TRASPARENZA E CORRETTEZZA
Sono questi i pilastri secondo cui, per il Paròn, si dovrebbe pensare all'eventuale ripartenza: «Nel mondo del calcio c'è egoismo e qualcuno fa il furbo, ad esempio c'è chi si è allenato col pallone e ci sono le prove. Abbiamo un centro sportivo molto ben attrezzato ma non abbiamo un hotel, tuttavia possiamo appoggiarci ad un albergo ad un km dallo stadio. Piuttosto mi sarei preoccupato nel caso in cui i calciatori e lo staff sarebbero dovuti andare in ritiro permanente non vedendo per mesi le loro famiglie. Per fortuna si sta correggendo questo aspetto».
Infine la chiusura sui diritti Tv: «Qualora fosse impossibile ripartire, ci si potrebbe mettere d'accordo con le Tv, ragionando serenamente come sta facendo il Governo insieme al suo gruppo di scienziati, per uscire da questa pandemia. Serve cautela altrimenti si rischia di giocare in maniera affrettata partite che possono essere veicolo di contagio». Intanto domani sarà una giornata chiave per la conferma o meno della data del 13 giugno affinché la Serie A torni in campo: ci sarà infatti un Consiglio Federale determinante.
Stefano Giovampietro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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