Udinese-Torino, l'ex Poggi: «Quanti ricordi, ma che bravo il mio compagno Domizzi»

Sabato 10 Aprile 2021 di Stefano Giovampietro
Paolo Poggi

Amoroso, Bierhoff, Poggi: un attacco atomico, che cambiò il destino dell'Udinese. Un terzetto che è entrato nella storia del calcio italiano e appassiona i tifosi nostalgici, e non solo. Paolo Poggi, doppio ex di Udinese e Torino, è tornato nella sua Laguna, dove oggi è il responsabile dei Progetti internazionali del Venezia. «Il bilancio della stagione finora è più che positivo - dice del suo club -. Se ci troviamo a parlare della possibilità di andare ai playoff a sei giornate dalla fine, evidentemente vuol dire che siamo andati ben oltre le aspettative, per quanto comunque ci aspettassimo di fare cose valide quest'anno. Ci gratifica il fatto di essere in questa posizione di classifica a così poco dal termine della regular season; ora il destino è tutto nelle nostre mani».
SCELTE
Dopo Inzaghi e Dionisi, che stanno facendo ottime esperienze, un'altra buona scelta in panchina per il Venezia con Zanetti. «Secondo me - puntualizza l'ex attaccante del tridente - ha nel destino un'ottima carriera. Potrà avere un futuro importante, perché se lo merita. È un ottimo allenatore e una persona di valore, cosa non trascurabile. Ha le sue peculiarità, che sono sicuramente per la sua età difficili da trovare in altri profili. Non a caso è l'allenatore più giovane della B».
Come giovinezza però lo ha battuto Maurizio Domizzi lunedì scorso, sedendosi sulla panchina del Pordenone. Da capitano del Venezia ad allenatore: che effetto le ha fatto vederlo in giacca e cravatta?
«Diciamo che è stato strano. Ha grande stile, equilibrio ed eleganza anche in questo nuovo ruolo. L'ho apprezzato molto, al suo esordio sulla panchina dei ramarri».
Come giudica la stagione dell'Udinese finora?
«Obiettivamente ho visto l'Udinese fare una stagione normale, per così dire, anche se non so esattamente quali fossero gli obiettivi stagionali. Se il traguardo principale era centrare la salvezza, devo dire che l'Udinese ha fatto il suo, togliendosi dalle zone pericolose anche prima, rispetto ad altri anni. Tra l'altro in un anno non semplice per competere con quelle davanti, non tanto per la forza delle squadre, quanto per il livellamento delle squadre medie».
In che senso?
«Ci sono molte formazioni attrezzate, basti pensare al Benevento. Tutti si aspettavano una stagione di massima fatica per loro, invece sono lì a battagliare e a dare fastidio a tutti, comprese le grandi».
Chi non è stato molto fortunato è proprio il Torino. Da ex, che effetto le fa vederlo così malmesso in classifica?
«È veramente molto strano ed è quasi inconcepibile immaginarli in B. Il campo però finora ci dice che il rischio c'è, e una sorpresa nelle retrocessioni di tanto in tanto si vede pure. Ecco, il Toro deve avere paura di scivolare in cadetteria».
L'Udinese ha un po' cambiato strategia di mercato, ma non smette di scovare talenti. Gli ultimi sono Musso e De Paul. Come li valuta?
«Musso è un portiere che ormai non si può più definire soltanto affidabile, è diventato qualcosa di più. Adesso è un numero uno che porta punti in classifica. De Paul continua a essere decisivo e incisivo in ogni situazione, al di là delle, poche e fisiologiche pause che ogni calciatore può avere. Lo vedo come un pericolo costante per gli avversari e anche come un punto di equilibrio molto importante per l'Udinese».
Ultimamente il milanista Leao le ha tolto il record di gol più veloce in serie A. Le spiace?
«Era un record difficile da battere, ma era anche probabile che succedesse, prima o poi: il calcio si è evoluto tanto e un primato così longevo come quello cominciava a stonare».
Un augurio per il futuro è poter riabbracciare presto i tifosi. Come vivete a Venezia questa mancanza?
«Come una brutta mancanza, anche se per noi ha un impatto inferiore rispetto alle squadre di serie A. Penso che però, al di là dell'aspetto prettamente economico, sia una pena assistere alle partite senza tifosi. Comincia a essere noioso vedere le gare allo stadio sentendo quello che dicono i giocatori, gli allenatori o gli arbitri, per quanto possano dire cose interessanti».
È un periodo di ricorrenze, con i 10 anni di Udinese Tv che ripercorrono tante sue prodezze nel tridente delle meraviglie. A breve sarà anche il compleanno del patron. Che ricordi ha?
«Sono stati momenti davvero esaltanti e provocano sempre sensazioni bellissime nella mia memoria. Quando penso a Pozzo, lo faccio sempre legandolo a quei tempi. Beninteso, è successo qualche volta di vederlo arrabbiato, ma ciò che ricordo con gioia massima sono gli ingressi trionfali del patron in spogliatoio dopo le vittorie, in particolar modo quelle più inattese. Arrivava sempre di corsa e con un sorriso contagioso per trasmetterci la sua carica e la sua felicità».
La globalizzazione è inesorabile, ma il calcio italiano avrebbe bisogno ancora tanto di figure passionali come lui?
«Assolutamente sì, sono figure importanti quanto rare, quelle dei presidenti che non si vergognano di mostrare le proprie emozioni.

Perché sono prima di tutto tifosi, perché poi è quello il bello del calcio: farsi trascinare dalla passione e lasciarsi un po' andare, quando si può».


 

Ultimo aggiornamento: 12 Aprile, 09:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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