NUOTO
TOKYO Gregorio ispira, Simona esegue. E l'Italia porta a casa un'altra

Domenica 1 Agosto 2021
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TOKYO Gregorio ispira, Simona esegue. E l'Italia porta a casa un'altra medaglia, certa fino a poche settimane fa e poi tornata pericolosamente in bilico dopo la malattia e la prestazione di sofferenza sui 1500. Mondiali ed Europei, ora la Quadarella centra anche il suo primo podio alle Olimpiadi. E' un bronzo che pesa perché, nei Giochi che salutano Federica Pellegrini, investe idealmente la romana del ruolo di futura guida della vasca azzurra, almeno al femminile (i ragazzi pare si stiano arrangiando bene da soli). Non era una medaglia scontata, soprattutto per la tempesta di dubbi che stavano minando le certezze della 22enne di Ottavia. Poi, l'epifania. Simona guarda la gara di Paltrinieri, che come lei ha vissuto una vigilia di Olimpiadi tormentata. Gastroenterite per la Quadarella, mononucleosi per Greg. Ma gli 800 del fuoriclasse di Carpi, conclusi con l'argento, sono un capolavoro di forza di volontà e cuore. Christian Minotti, l'ex fondista che da sempre allena la campionessa dell'Aniene, le si avvicina con un messaggio secco ed efficace: «Vedi? Queste sono le pa». E quelle pa, quella grinta, insomma, la Quadarella l'ha gettata nella piscina dell'Aquatics Centre sin dalle prime vasche. Consapevole della propria condizione e, soprattutto, di quella di Katie Ledecky (campionessa sulla distanza per i terzi Giochi di fila) e Ariarne Titmus, oro già nei 200 e nei 400, Simona si è gestita, virata dopo virata, andandosi a prendere il terzo posto ai 450 metri e non mollandolo più. Perfetto il controllo dell'unica avversaria che poteva impensierirla per il bronzo, l'altra statunitense Katie Grimes. E alla fine la faccia tesa dei giorni scorsi finalmente si scioglie. «Prima della gara mi sono detta: devo tornare a casa con il sorriso - racconta -. Quindi, Simona, o prendi la medaglia o prendi la medaglia. Non c'è altra via». E la missione è stata portata a termine, dimostrando che, certo, la condizione non è la migliore (ha nuotato in 8'1835, il suo personale è 8'1499), ma che probabilmente il crollo nei 1500 è stato anche mentale. Come se avesse deciso di mollare una gara ormai sfuggita.
IL PODIO DOPO LA PAURA
D'altra parte, il carico di stress legato alla malattia sopraggiunta proprio quando era il momento di imbarcarsi per Tokyo - che le ha fatto perdere tre chili in pochi giorni - è stato pesante. «Posticipare la partenza mi ha destabilizzato, ho avuto paura di non riuscire proprio a partire - racconta -. Sono stata male male due giorni, ma gli strascichi me li sono portati dietro per una settimana buona». Per fortuna che poi sono arrivati gli 800 di Paltrinieri a indicare la via. E Simona, da campionessa qual è, ha saputo cogliere l'insegnamento: usare la testa, ma nuotare con il cuore. Da fuoriclasse. Con la Pellegrini alle sue ultime bracciate, non c'è un'altra atleta così pronta a raccoglierne il testimone. Lei per il momento omaggia la Divina e basta e se proprio deve godersi un'altra eredità se la sceglie in casa: «Prendere una medaglia olimpica negli 800 come Alessia Filippi a Pechino 2008 (ma lei fu argento, ndr) è un grande onore. E' sempre stata una delle mie atlete preferite. Quando ero piccola andavo al Sette Colli per chiederle l'autografo». Dalla Delta di Ottavia, in cui ha iniziato a nuotare, al bronzo iridato di Budapest che stupì il mondo nel 2017, fino a ieri: Gnappez, Veleno o come preferite chiamarla non ha mai smesso di crescere, gara dopo gara. E sarà lo stesso anche questa volta. «Ogni vittoria mi ha dato sempre consapevolezze nuove - spiega -. Questa doveva essere la mia Olimpiade, ma le aspettative dopo i 1500 erano crollate. E' stato uno schiaffo salutare, perché ho reagito bene».
Gianluca Cordella
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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