LA CRISI
ROMA La Juve apre la via. La notizia era nell'aria ma la realtà

Domenica 29 Marzo 2020
LA CRISI ROMA La Juve apre la via. La notizia era nell'aria ma la realtà
LA CRISI
ROMA La Juve apre la via. La notizia era nell'aria ma la realtà è andata ben oltre ogni ipotesi. Ieri sera sul sito del club è apparsa una nota in sui si comunica che è stato raggiunto un accordo con calciatori e allenatore per «la riduzione dei compensi per un importo pari alle mensilità di marzo, aprile, maggio e giugno 2020». Tradotto se il campionato non dovesse ripartire i bianconeri rimarranno senza quattro mesi di stipendio. Un risparmio di 90 milioni sull'esercizio 2019/2020. Qualcuno subito ha sibilato che la mossa fosse stata forzata di proposito, un segnale per non far riprendere il campionato. Ora anche gli altri club dovranno allinearsi. Che urgesse un risparmio su quella che rappresenta la prima voce sul bilancio dei club era noto a tutti. E domani è prevista proprio una riunione sul tema tra leghe e calciatori. Gli stipendi pesano per un totale di 1,3 miliardi su tutta la serie A. Un passo che ora modificherà per forza di cose gli scenari.
LA QUESTIONE MARZO
Eh sì perché la mossa di Agnelli e dei giocatori svuota il ruolo del presidente dell'Aic, Tommasi e di fatto costringerà a rivedere la proposta della sospensione dei compensi per tutto il tempo che non si è giocato e non si giocherà. Sicuramente quello di aprile. C'è la frizione su marzo che peraltro molti hanno già versato. Ci sono club che hanno giocato fino al 9, altri che hanno giocatori in malattia, altri ancora che sono in ferie e qualcuno, invece, ha autorizzato uno sciogliete le righe che ha portato diversi calciatori a volare via dall'Italia. Una soluzione che serviva a evitare la messa in mora e lo svincolo. Ora però sarà più difficile non adeguarsi al modello bianconero. Chiaro che ogni club procederà con una propria contrattazione. Gli stipendi della Juve son ben diversi, per fare un esempio, da quelli della Spal o del Lecce. Al vaglio c'è anche l'ipotesi del taglio progressivo degli ingaggi con percentuali progressive in base al lordo. Si va dal 15% al 30%. C'è anche quella prevede un taglio del 30% per tutti. Più difficile invece seguire il modello francese con la disccupazione parziale. Quello degli stipendi è un discorso complesso su cui s'innesta anche la tematica degli allenamenti. Nonostante filtri apertura la situazione è tutt'altro che distesa. Le società partono da un punto di vista molto semplice: i giocatori vengono pagati per allenarsi e giocare. Venendo meno queste due condizioni e a fronte di entrate azzerate c'è bisogno di tagliare. O meglio di congelare le uscite. Un segnale anche nei confronti del Paese messo in ginocchio dal coronavirus. Lo stesso Papa Francesco è tornato a parlare di fame e di famiglie in difficoltà. Domani qualcuno porterà anche una lettera di uno dei tanti operatori delle pulizie degli ospedali che come i medici sono costretti a vivere in trincea. Con rischi ben peggiori. Il movimento che ha un fatturato da circa 5 miliari all'anno. Praticamente oltre il 10% del Pil. Se la serie A è in crisi è normale che poi tutto a cascata si ripercuote su tutte le leghe. Basti pensare alla mutualità. Si parla di perdite che vanno da un minimo di 200 milioni ad un massimo di 700 per la Serie A. Dai dati che sono sul tavolo del governo in base alle tabelle della stagione passata, ogni mese di inattività (tra professionisti e dilettanti) costa 480 milioni.
CASSA INTEGRAZIONE
Una soluzione va trovata. Il Cura Italia non avrà tra i suoi emendamenti la cassa integrazione. Si è data priorità all'emergenza sanitaria. Tutto quello che è extra slitta al prossimo decreto il Crescita Italia. La cig sarà divisa in due scaglioni riguarderà tutti quei calciatori di serie B e C con stipendi fino a 30 mila euro (1850 tra giocatori e direttori sportivi) e quelli da 30 a 50 mila (circa 350). Un totale di 9 milioni (ci rientrano anche i giocatori di altri sport professionistici quali basket e golf).
Emiliano Bernardini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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