L'UDINESE ORA VUOLE RISCATTARSI

Lunedì 16 Settembre 2019
IL PUNTO
UDINE L'Udinese più bella della stagione, forse anche degli ultimi due anni, non ha raccolto quanto avrebbe meritato. Rimane la (magra) consolazione di essere stata protagonista al Meazza e di aver tenuto testa all'Inter, sconfitta grazie a due magie dell'avversario: lo splendido gol di Sensi su lancio lungo di Godin e la strepitosa parata di Handanovic al 7' della ripresa sul siluro di Lasagna, soprattutto causa la colossale ingenuità di De Paul che si è fatto espellere nel momento in cui l'Udinese sembrava padrona del campo.
NESSUNA GIUSTIFICAZIONE
Rodrigo l'ha combinata davvero grossa e lui stesso a fine gara lo ha ammesso chiedono scusa a tutti. L'argentino non doveva cadere nel tranello della provocazione tesagli da Candreva, susseguente alla dura entrata subita da Barella. De Paul, da quando è punto inamovibile della nazionale albiceleste, di provocazioni e di falli ne ha ricevuti in quantità, in particolare nella Copa America, affrontando atleti che non vanno tanto per il sottile quando duellano con l'avversario.
Non sappiamo cosa farà ora la società, se multerà o meno il giocatore che in ogni caso vedrà decurtato lo stipendio in base alle giornate di squalifica che gli verranno inflitte. Di certo l'argentino non ci sembra nelle smaglianti condizioni generali di un anno fa, capace di segnalarsi per giocate d'autore; non ci sembra il leader dei bianconeri che sapeva prendersi sulle spalle la squadra nei momenti di maggior difficoltà destando l'ammirazione dei grossi club, segnalandosi anche come uno dei migliori calciatori della serie A. È uno dei tanti ora, se poi commette la stupidaggine di Milano, diventa anche dannoso alla nuova Udinese.
PAUSA SALUTARE
Naturalmente c'è modo e tempo per invertire la rotta. De Paul deve approfittare dei turni di squalificare per tornare sereno e capire che sarà sempre oggetto di provocazioni e anche di qualche fallo di troppo. Succede ai grandi, succede anche a lui. Ma il giocatore vero reagisce non rifilando uno schiaffo all'avversario, ma cercando di crescere nel rendimento e vendicarsi con quelle giocate che rientrano nelle sue corde.
AMBIENTE SERENO
Dal singolo passiamo alle note decisamente positive, il collettivo che ha imbrigliato i piani all'Inter, che ha concesso il minimo sindacale ai nerazzurri ed è piaciuto per come si è mosso, per la compattezza e aver messo sul chi va là l'Inter. Se l'undici di Conte è uscito ridimensionato dalla sfida di sabato sera il merito è soprattutto dei bianconeri che hanno affrontato il baldanzoso avversario sospinto da 60mila tifosi senza alcun timore reverenziale, dimostrando solidità difensiva, con De Maio che non solo non ha fatto rimpiangere Ekong, ma che è risultato, Musso a parte, il più bravo in difesa, impedendo a Lukaku qualsiasi bellicoso tentativo che era lecito attendersi. Anche a centrocampo i friulani sono piaciuti: Tudor ha azzeccato la mossa di far debuttare Walace per Mandragora e il brasiliano è piaciuto. La sua fisicità, la sua personalità si sono notate e in avanti Lasagna, pur stretto nella morsa De Vrij-Skriniar, due tra i migliori difensori al mondo, ha dato un saggio delle sua pericolosità se lanciato di precisione in profondità. Purtroppo sul suo cammino si è trovato il monumentale Handanovic che gli ha negato la gioia di segnare un altro gol di straordinaria bellezza, che probabilmente avrebbe consentito alla compagine di Tudor di conquistare il pari che non avrebbe affatto stonato. L'Udinese ha avuto il merito di non disunirsi mai, un altro segnale che è stata invertita la rotta; per lunghi tratti ha giocato alla pari dell'Inter e nel primo tempo, sullo 0-0 ha avuto l'occasione più ghiotta, ma Walace da posizione centrale a dieci metri da Handnovic, ha colpito male e debolmente. Recriminare a questo punto serve a niente, ora scatta l'operazione Brescia, sulla carta match meno difficile rispetto ai primi tre. Ci sono ghiotte possibilità di riscatto e l'attuale Udinese è sinonimo di fiducia.
Guido Gomirato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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