Il sogno di Walace, dalle favelas alla serie A

Giovedì 6 Maggio 2021
NUOVE LEVE
UDINE L'Udinese continua a cercare di crescere i calciatori del futuro. E, se De Paul e Musso rubano la scena per la loro crescita costante, c'è anche un supporting cast molto importante, che si sta facendo le ossa. Non è sfuggito, alla critica e agli addetti ai lavori, infatti, il processo di crescita del brasiliano Walace, che pian piano sta affinando le sue doti in un campionato difficile come quello italiano. Sfruttando anche qualche contrattempo dei giocatori nel suo ruolo, da Mandragora (prima del passaggio al Torino) a Jajalo, il numero 11 bianconero ha preso possesso delle chiavi del centrocampo e, in cabina di regia, sta dicendo la sua in una stagione vissuta quasi sempre da protagonista. Walace è intervenuto a Udinese Tv, parlando della recente sconfitta contro la Juventus. «È stato un peccato perdere così, ma dobbiamo rialzare la testa e pensare alle prossime partite. Contro la Juve - ha ammesso - è sempre difficile. Tutte le partite hanno le loro difficoltà, però la Juventus è una squadra forte, con giocatori di altissima qualità». Walace Souza Silva commenta quindi il suo percorso di crescita. «Io voglio aiutare la squadra e cerco di farlo sempre. Ogni partita ho sempre più fiducia nel giocare sia da vicino sia con una palla lunga. In spogliatoio cerco di essere sempre simpatico - ha svelato - e di avere una buona parola per tutti. Questo mi aiuta molto».
CHI È WALACE
Il centrocampista si è poi raccontato più in profondità. «Fin da piccolo mi piaceva andare allo stadio con mio papà e ho sempre sognato di diventare un calciatore professionista. Tutta la mia famiglia sapeva che questo era il mio sogno e mi hanno supportato. A 14 anni sono andato via di casa e non sono più tornato. I miei genitori mi hanno sempre dato la forza di perseguire questo sogno. Da piccolo aiutavo mia mamma nel suo ristorante e poi andavo a giocare. Purtroppo siamo lontani, ma per fortuna riusciamo a vederci ogni giorno con WhatsApp». Un'infanzia non semplice quella di Walace. «Sono cresciuto in una favela e questo mi seguirà per sempre. Non perderò mai l'umiltà. Alcuni miei amici abitano ancora la e quando posso vado a trovarli. Sono diventato papà giovanissimo. Un bambino ha 5 anni e l'altro 3. Sono più unito con il figlio più grande, il piccolo invece è ancora legato alla mamma. Diventare papà così giovane mi ha responsabilizzato. Ho tatuato i miei figli, così me li porto sempre con me». Di Udine dice: «È simile al Brasile, soprattutto l'atmosfera. In Germania tutti, a fine lavoro, vanno a casa mentre qui in squadra scherziamo. Mi sento a casa. Penso di essere cresciuto tatticamente e anche in aggressività. Questo mi ha fatto crescere. Io voglio sempre migliorare . A Udine io e la mia famiglia ci troviamo molto bene».
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