«IL MIO RITORNO ALLA NORMALITÀ 30 VASCHE E STO SUBITO MEGLIO»

Domenica 24 Maggio 2020
«IL MIO RITORNO ALLA NORMALITÀ 30 VASCHE E STO SUBITO MEGLIO»
LA STORIA
«Le limitazioni imposte dal lockdown non mi sono mai pesate. Mi è mancata, tantissimo, una sola cosa: la possibilità di andare in piscina». Nel giorno della riapertura del primo impianto natatorio in provincia, quello di Pieve di Cadore gestito dalla Polisportiva Mondo Sport, la testimonianza di un cadorino doc ci dà esattamente l'idea di cosa abbia significato, in questi mesi surreali, l'impossibilità di praticare attività fisica nei modi e nelle forme cui eravamo abituati. Ed è difficile distinguere dove inizi il disagio psicologico e dove invece quello fisiologico. Il racconto del signor Luigi D.S., 70 anni, è rappresentativo al massimo proprio perché non parla un agonista, sia esso un atleta di livello olimpico, nazionale o regionale. Luigi, salde origini di Vallesella, una vita imprenditoriale di successo che gli ha consentito di ritirarsi giovane dalle sue attività nell'occhialeria (ora portate avanti da un nipote), pratica il nuoto per una passione e un'esigenza mai soddisfatte sino ai 60 anni d'età. Questa, quindi, è la pratica dello sport pura e semplice. Perché ieri «tutto si è rimesso in moto», confessa Luigi. Basta nuotare, e lui sta meglio.
LA PASSIONE DI SEMPRE
«La passione per il nuoto ce l'ho sempre avuta - spiega Luigi - mentre mi era sempre mancato il tempo e la possibilità per imparare. Che frustrazione quando andavamo in vacanza in mari bellissimi, nel Peloponneso o a Favignana (isole Egadi), e io non potevo entrarci. Ero come un ferro da stiro. E anche mia moglie Odilla, che ha 9 anni meno di me, galleggiava appena. Poi, a 60 anni, ho iniziato e ho imparato. Da allora, ho l'abbonamento annuale famiglia e due volte a settimana vado a nuotare».
ASSENZA FORZATA
«In questi mesi in cui l'epidemia ci ha costretto a cambiare abitudini, a me le limitazioni imposte dal lockdown non mi sono pesate. L'unica cosa che mi è realmente mancata è stata la possibilità di andare in piscina. Ma per il resto, ritengo che si possa tornare a vivere come prima. E ho scarso timore. Certo, dobbiamo avere determinate accortezze. In primo luogo le precauzioni igieniche. Ma a iniziare da casa mia, noi siamo sempre stati abituati a tenere tutto ben pulito».
IL RITORNO
«Appena ho saputo che la piscina di Pieve di Cadore stava per riaprire ho preso informazioni più precise. Avevo parlato con un'addetta alla vasca, Barbara, si pensava che l'impianto riprendesse l'attività a giugno. Invece c'è stata questa possibilità dell'Open Day, e allora abbiamo prenotato, come necessario e richiesto. Io e mia moglie Odilla ci siamo presentati alle 10 del mattino, il nostro orario preferito. Al pomeriggio e alla sera c'è sempre tantissima gente, la mattina invece va meglio. E anche oggi (ieri, ndr) è andata così. Siamo arrivati una ventina di minuti in anticipo, ci hanno misurato la temperatura corporea all'ingresso, come previsto dai nuovi protocolli. In spogliatoio avevamo la nostra cabina e il nostro armadietto. All'inizio nella nostra corsia eravamo in 2, poi al massimo in 4. E nella vasca, da 10 a 16 persone».
L'ALLENAMENTO
«Io nuoto tutti i 4 stili, magari la farfalla invece del delfino (la differenza è nella gambata, a rana, ndr). Pur essendo l'ultimo che ho imparato, a causa di problemi con la respirazione, lo stile libero è il mio preferito. In questo sabato mattina ho nuotato una trentina di vasche. Tutto perfetto, a iniziare dall'organizzazione, anche per le procedure di uscita dalla vasca e dalla piscina. E negli spogliatoi abbiamo visto il personale intervenire subito, appena un utente concludeva il suo periodo in piscina. Ho visto disinfettare immediatamente gli armadetti, per esempio, appena consegnata la chiave. E abbiamo incontrato - conclude il racconto del suo ritorno allo sport - le persone che vedevamo di solito la mattina».
Maurizio Ferin
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