Il destino di Maurizio deciso dal feeling (mai nato) con la vecchia guardia

Domenica 9 Agosto 2020
Il destino di Maurizio deciso dal feeling (mai nato) con la vecchia guardia
L'ADDIO
TORINO Il destino di Maurizio Sarri alla Juventus era già segnato prima dell'eliminazione fatale contro il Lione, e probabilmente solo una Champions miracolosa avrebbe potuto salvarlo. L'esonero - nelle sue tempistiche - può sembrare una diretta conseguenza del fallimento europeo, ma le radici sono ben più profonde, risalgono alle sconfitte in Supercoppa e in finale di Coppa Italia, affondano nella gestione dello spogliatoio, nei rapporti con i giocatori, nei modi e in uno stile che non si è mai conciliato con quello bianconero. E non è un caso che per sostituire Sarri sia stato scelto Andrea Pirlo, da sempre l'incarnazione dell'eleganza (fuori e dentro il campo) e dei valori juventini.
CONVIVENZA
Quella di Sarri alla Juve è stata una convivenza complicata dal primo giorno, viziata da fattori esterni (prima la polmonite, poi l'emergenza sanitaria) che hanno minato un rapporto che non si è mai consolidato. Emblematica la fuga negli spogliatoi del Comandante dopo la vittoria dello scudetto, mentre giocatori e staff festeggiavano in campo. Non è mai entrato nel cuore dei tifosi, e nemmeno nella testa dei giocatori, ai quali evidentemente serviva più un gestore (alla Allegri) che un allenatore. Lo dimostrano i gol subiti dalla Juventus in campionato (43) nonostante la maniacale attenzione di Sarri alla fase difensiva.
DYBALA
Tra i suoi meriti quello di aver rivitalizzato Dybala, confermato la crescita di Bentancur e avuto da subito fiducia in de Ligt, ma la sua mano non si è vista doveva serviva di più. Il gioco, lo spettacolo, il palleggio. Probabilmente non aveva i giocatori ideali per il suo tipo di gioco, ma rispetto all'ultimo anno di Allegri c'è stata una involuzione da ogni punto di vista, compreso quello dei risultati: scudetto e ottavi di Champions contro scudetto, quarti di Champions e Supercoppa di Max. Sarri è rimasto fino all'ultimo un corpo estraneo all'ambiente bianconero, chiuso nel suo ufficio alla Continassa a studiare avversari consumandosi con una sigaretta dietro l'altra. Non è mai entrato in sintonia con i senatori dello spogliatoio: Ronaldo non gli ha perdonato la sostituzione contro il Milan e l'esperimento da centravanti.
I LIKE
Ha provato a scendere a compromessi, rinnegando anche il sarrismo, ma ha finito per perdere se stesso, con uno spogliatoio sull'orlo dell'autogestione e in mano ai senatori: furono proprio loro a decidere di far giocare Chiellini contro il Sassuolo, nonostante il parere sfavorevole di Sarri. Un Comandante con le spalle al muro, sfiduciato dalle parole di Agnelli dopo l'eliminazione in Champions. Oltre a una gestione complicata dello spogliatoio, Sarri ha indebolito la rosa con gli addii di Mandzukic e Emre Can, due che avrebbero giocato sempre titolari nel finale di stagione, ma soprattutto che non si meritavano una chiusura del genere. Gli ex ammutinati (Emre Can e Mandzukic) insieme a Douglas Costa si sono presi una piccola rivincita social mettendo like al post che annunciava l'ufficialità dell'esonero. Nel corso della stagione almeno un paio di uscite di Sarri hanno fatto sobbalzare i dirigenti sulla sedia.
Dall'imbarazzo nel decidere chi tagliare dalla lista di Champions a una battuta che non ha fatto troppo sorridere dalle parti della Continassa: Se proprio dovevo perdere meglio averlo fatto contro i miei ex ragazzi il suo commento alla sconfitta contro il Napoli. Sarri paga due finali perse e una Champions abbandonata prima delle Final Eight, per la Juventus vincere lo scudetto non è abbastanza. Non con Ronaldo in squadra, non dopo due finali di Champions e un monte ingaggi stratosferico.
Alberto Mauro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci