IL CASO
TORINO Difficile spiegare con certezza cosa sia successo alla Juventus

Giovedì 9 Luglio 2020
IL CASO
TORINO Difficile spiegare con certezza cosa sia successo alla Juventus a San Siro. Il crollo verticale con il Milan non ha avuto conseguenze dirette in classifica soltanto per l'harakiri della Lazio contro il Lecce, ma potrebbe averne, soprattutto in chiave futura. La Juve aveva in mano due match-ball e si è affossata con quattro doppi falli, tre dei quali nel giro di 5 minuti, il chiaro segnale di una mentalità fragile, confusa, non da Juve. Le sconfitte fanno parte del gioco, le batoste invece hanno poco a che fare con la storia bianconera, soprattutto nel recente passato. Cristiano Ronaldo prova a scuotere la squadra: «Testa alta e lavorare», il messaggio del fuoriclasse portoghese. Un pensiero condiviso da Leonardo Bonucci: «Non c'è tempo per guardare indietro, recuperiamo e pensiamo alla prossima». Però la sconfitta brucia.
STATISTICHE
L'ultimo poker, era stato incassato a Cardiff nel 2017, in finale di Champions contro il Real di Ronaldo. In campionato addirittura 7 anni fa: ottobre 2013, con la tripletta di Pepito Rossi per il 4-2 finale con la Fiorentina. Prendere quattro gol contro il Milan invece non capitava da 31 anni. Statistiche che fotografano una sofferenza, contro l'Atalanta si capirà se è un blackout passeggero, oppure il sintomo di un malessere più grave. Il 4-2 di San Siro ha evidenziato i limiti di una Juve che sembrava aver trovato l'assetto definitivo post ripartenza. Contro il Milan sarebbe facile puntare il dito sui singoli: Bonucci, Rugani, Szczesny e Alex Sandro, ma per provare a capire bisogna andare più a fondo. E partire dal rigore di Ibrahimovic, il momento esatto in cui si è spenta la Juve. Ci sono le attenuanti generiche: i sostituti non all'altezza dei titolari (con de Ligt e Dybala al posto dei disastrosi Higuain e Rugani probabilmente il risultato non sarebbe stato lo stesso) e la condizioni fisica non ottimale.
INSPIEGABILE
Ma non si spiega la prima ora in controllo e avanti 2-0, e poi il buio pesto. Possibile aver inconsciamente considerato lo scudetto in tasca dopo il 2-0? Allora è un problema di mentalità ma non solo, perché dopo il 2-2 ci si poteva aspettare una contro-reazione. Il peccato originale è l'assenza di quella fame e quel carattere che costituiscono il Dna degli 8 scudetti consecutivi e delle due finali di Champions. I nuovi - compreso Sarri - non l'hanno ancora metabolizzato e le sue parole nel post («Abbiamo fatto una prima ora di livello mondiale») fanno discutere, ancora una volta. Tra le conseguenze della sconfitta c'è il nervosismo innescato dalla sostituzione non gradita di Higuain e deflagrato anche nello spogliatoio, la delusione di Ronaldo e quella della dirigenza in tribuna. L'Atalanta ora è la peggior avversaria possibile per Sarri che non sembra aver ancora trovato il filo di una Juve che viaggia spedita grazie ai suoi campioni e una rosa superiore alle avversarie, ma che come contro Lione e Lazio si inceppa sul più bello, senza preavviso.
Alberto Mauro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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