L'ADDIO
TORINO Non è stato un fulmine a ciel sereno perché le nubi

Sabato 18 Maggio 2019
L'ADDIO
TORINO Non è stato un fulmine a ciel sereno perché le nubi dense dell'addio stazionavano sulla Continassa già da qualche settimana. Ma le ultime certezze sono crollate nella tarda mattinata di ieri, con il comunicato ufficiale che ha chiuso il ciclo di Max dopo 5 anni e 11 trofei, anticipando il nuovo vertice allenatore dirigenza atteso in giornata. «Massimiliano Allegri non siederà sulla panchina della Juventus nella prossima stagione 2019/2020». Essenziale la nota del club che convoca la conferenza stampa congiunta Agnelli-Allegri per le 14 di oggi, segno che il rapporto tra presidente e allenatore è rimasto cordiale, nessuna rottura (come con Conte nel 2014) ma una stretta di mano e un in bocca al lupo dopo aver constatato che non c'erano più le condizioni per continuare insieme. Questione soprattutto di stimoli, fiducia, spogliatoio e progettualità, divergenze di vedute che alla lunga hanno scavato un solco profondo tra dirigenza con Paratici e Nedved al lavoro da mesi sotto traccia per la possibile successione in panchina e un allenatore sempre più isolato, anche dalle tempistiche di un faccia a faccia con Agnelli, rimandato fino a quando si è potuto. Dopo cinque anni le motivazioni di Max si sono logorate, la fiducia della società incrinata tra Madrid e l'Ajax, lo spogliatoio incerto con tanti big in partenza e la sensazione di una certa rilassatezza mentale tra mancati ritiri e allenamenti non sempre intensi.
C'È ANCHE DESCHAMPS
Altre motivazioni di natura più tecnica, come la mancata condivisione progettuale per la prossima stagione. Max voleva un ricambio, almeno 5-6 giocatori in partenza ed altrettanti in entrata, mentre la società ha sempre considerato la rosa attuale altamente competitiva, almeno da semifinali di Champions. «La vita, va e viene le parole di Allegri alla consegna del Tapiro di Valerio Staffelli -. Barcellona? No, no, no, assolutamente». La pista più calda è quella del PSG, ma non è da escludere l'anno sabbatico, con buonuscita dalla Juventus. «Non so chi sarà, ma la Juventus sceglierà un grande allenatore perché è una grande società. Sono stati cinque anni d'amore meravigliosi». Decisamente più toccante l'addio alla squadra giovedì nella palestra della Continassa. «Domenica dovremo fare bene perché ci sarà l'addio di Barzagli allo Stadium. E anche il mio». Ora si apre la corsa alla successione in panchina, Agnelli vuole un allenatore di primissimo livello e grande esperienza internazionale. Guardiola rimane il sogno proibito («Quante volte devo dirlo? Non ho intenzione di trasferirmi a Torino, in Italia. Sono soddisfatto di lavorare al City», ha detto ieri), Mourinho la suggestione (ottimi i rapporti con Agnelli), Pochettino un passo avanti a Deschamps. Nelle ultime ore riprende quota l'ipotesi Conte - al netto dei passi decisivi verso l'Inter- l'ex ct non ha mai nascosto la voglia di tornare, ma c'è di mezzo Agnelli che non ancora digerito l'addio del 2014. Le alternative Inzaghi, Sarri e Mihajlovic. Chi vivrà vedrà.
Alberto Mauro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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