DIETRO LE QUINTE
Un bagliore dorato illumina la serata bellunese. Arriva dalla zona dei pullman. E da un oggetto tondo, pesante e di magnetica bellezza. Insomma, da una medaglia: la più preziosa che esista. Almeno per uno sportivo. La medaglia di qualcuno che ha vinto un'Olimpiade. E quel qualcuno è Francesco Lamon: il trionfatore della gara di inseguimento a squadre, in Giappone, insieme a Jonathan Milan, Simone Consonni e Filippo Ganna. Tutto nasce quasi per caso, mentre Lamon sta parlando con giornalisti e tifosi, prima che inizi a pedalare: Francesco, ma non è che la medaglia te la sei portata a Belluno? No, vero?. E invece sì. Così, Lamon sale sul pullman e si presta, con grande disponibilità, al rito delle foto: «Sono molto geloso della medaglia d'oro - ha spiegato - devo sempre sapere dov'è. Ho parlato con i miei genitori della possibilità di custodirla in banca, ma non è ciò che voglio. La medaglia sta dove sono io».
OCCASIONI IDEALI
Lamon teneva parecchio al Cycling Criterium Stars. E lo ha dimostrato in maniera concreta. Attraverso la semplice presenza? Non solo, l'azzurro si è dannato l'anima per rientrare in gruppo dopo una foratura: «Il Criterium è il modo più giusto per promuovere il ciclismo. Manifestazioni di questo tipo, peraltro, sono difficili da organizzare. Dovrebbero farne tre al mese, non una all'anno. Anche perché veder passare i campioni più volte è un'emozione ben diversa rispetto a quando li vedi a sfrecciare a 70 all'ora, come accade nelle tappe del Giro d'Italia. Quindi ben vengano simili eventi: quando mi hanno invitato ho deciso subito di accettare». A differenza di Colbrelli: «Non sapevo nulla della sua assenza. Domenica, comunque, gli ho fatto i complimenti per il successo a Trento».
BRAVO PIETROBON
E i complimenti li merita pure il nostro Andrea Pietrobon: bellunese doc, e fra i protagonisti del Giro Under 23, è andato in fuga con altri tre corridori, riuscendo a mettere in mostra le sue qualità nel circuito di casa. E guai a parlare di semplice esibizione. Perfino Lamon potrebbe inalberarsi: «In realtà sono corse difficili e molto impegnative dal punto di vista tecnico. E non è detto affatto che vinca il migliore». Pur essendo veneto (è nato a Mirano, in provincia di Venezia), l'olimpionico non conosceva Belluno: «Ero stato solo di passaggio, ma essere qui mi emoziona. Ci sono venuto stravolentieri».
UN PRO DI 50 ANNI
Anche Davide Rebellin, terzo al traguardo, è rimasto incantato dalla città dolomitica: «Il centro storico è bellissimo, l'ideale per organizzare queste manifestazioni, accogliere il pubblico e ospitare un simile spettacolo». Professionista dal 1991, il vincitore della Liegi-Bastogne-Liegi (era il 2004) ha appena spento 50 candeline: «Il ciclismo è la mia vita e allenarmi è una gioia. Ogni gara è una sfida: fino a quando mi sento bene, perché non continuare? Colbrelli? Non è detto che questo genere di scelte dipendano dal ciclista, però le promesse non vanno disattese». A nobilitare la kermesse hanno contribuito gli ex pro Franco Pellizotti (artefice del cambio gomma a Lamon, quando l'oro di Tokyo ha forato), Alessandro Bertolini, Angelo Furlan, Alessandro Vanotti, il feltrino Alex Turrin. E una ventina di professionisti fra i quali Matteo Pelucchi, Davide Cimolai e Andrea Pasqualon.
MdI
© riproduzione riservata
© RIPRODUZIONE RISERVATA Un bagliore dorato illumina la serata bellunese. Arriva dalla zona dei pullman. E da un oggetto tondo, pesante e di magnetica bellezza. Insomma, da una medaglia: la più preziosa che esista. Almeno per uno sportivo. La medaglia di qualcuno che ha vinto un'Olimpiade. E quel qualcuno è Francesco Lamon: il trionfatore della gara di inseguimento a squadre, in Giappone, insieme a Jonathan Milan, Simone Consonni e Filippo Ganna. Tutto nasce quasi per caso, mentre Lamon sta parlando con giornalisti e tifosi, prima che inizi a pedalare: Francesco, ma non è che la medaglia te la sei portata a Belluno? No, vero?. E invece sì. Così, Lamon sale sul pullman e si presta, con grande disponibilità, al rito delle foto: «Sono molto geloso della medaglia d'oro - ha spiegato - devo sempre sapere dov'è. Ho parlato con i miei genitori della possibilità di custodirla in banca, ma non è ciò che voglio. La medaglia sta dove sono io».
OCCASIONI IDEALI
Lamon teneva parecchio al Cycling Criterium Stars. E lo ha dimostrato in maniera concreta. Attraverso la semplice presenza? Non solo, l'azzurro si è dannato l'anima per rientrare in gruppo dopo una foratura: «Il Criterium è il modo più giusto per promuovere il ciclismo. Manifestazioni di questo tipo, peraltro, sono difficili da organizzare. Dovrebbero farne tre al mese, non una all'anno. Anche perché veder passare i campioni più volte è un'emozione ben diversa rispetto a quando li vedi a sfrecciare a 70 all'ora, come accade nelle tappe del Giro d'Italia. Quindi ben vengano simili eventi: quando mi hanno invitato ho deciso subito di accettare». A differenza di Colbrelli: «Non sapevo nulla della sua assenza. Domenica, comunque, gli ho fatto i complimenti per il successo a Trento».
BRAVO PIETROBON
E i complimenti li merita pure il nostro Andrea Pietrobon: bellunese doc, e fra i protagonisti del Giro Under 23, è andato in fuga con altri tre corridori, riuscendo a mettere in mostra le sue qualità nel circuito di casa. E guai a parlare di semplice esibizione. Perfino Lamon potrebbe inalberarsi: «In realtà sono corse difficili e molto impegnative dal punto di vista tecnico. E non è detto affatto che vinca il migliore». Pur essendo veneto (è nato a Mirano, in provincia di Venezia), l'olimpionico non conosceva Belluno: «Ero stato solo di passaggio, ma essere qui mi emoziona. Ci sono venuto stravolentieri».
UN PRO DI 50 ANNI
Anche Davide Rebellin, terzo al traguardo, è rimasto incantato dalla città dolomitica: «Il centro storico è bellissimo, l'ideale per organizzare queste manifestazioni, accogliere il pubblico e ospitare un simile spettacolo». Professionista dal 1991, il vincitore della Liegi-Bastogne-Liegi (era il 2004) ha appena spento 50 candeline: «Il ciclismo è la mia vita e allenarmi è una gioia. Ogni gara è una sfida: fino a quando mi sento bene, perché non continuare? Colbrelli? Non è detto che questo genere di scelte dipendano dal ciclista, però le promesse non vanno disattese». A nobilitare la kermesse hanno contribuito gli ex pro Franco Pellizotti (artefice del cambio gomma a Lamon, quando l'oro di Tokyo ha forato), Alessandro Bertolini, Angelo Furlan, Alessandro Vanotti, il feltrino Alex Turrin. E una ventina di professionisti fra i quali Matteo Pelucchi, Davide Cimolai e Andrea Pasqualon.
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