Diana perde per un piattello «Brucia, ma a Parigi ci sarò»

Martedì 27 Luglio 2021
Diana perde per un piattello «Brucia, ma a Parigi ci sarò»
TIRO A VOLO
TOKYO La dea della caccia non smette di frantumare piattelli e di calcare il podio olimpico. Cinque anni dopo, mamma Diana Bacosi è ancora sulla linea di tiro a duellare con atlete più giovani di lei. Ha 38 anni, un figlio di 12, ma non ne vuol sapere di mollare. Così l'argento dello skeet che le penzola al collo ha un sapore ancora più bello dell'oro di Rio 2016. «Avevo voglia di confermarmi, di far vedere che sportivamente ho ancora tanto da fare. Sono seconda, ho perso l'oro per un piattello, ma sono più che soddisfatta». La tiratrice nata nel 1983 a Città della Pieve, cresciuta a Cetona, in provincia di Siena, e oggi residente a Pomezia, dedica la medaglia a tutti gli italiani «perché conoscendo i nostri caratteri abbiamo sofferto tanto il non poter stare insieme. Abbiamo resistito e ora ci meritiamo di ripartire».
Ripartenza è stata la parola chiave per una tiratrice che durante il lockdown ha rischiato di andare in tilt: «Mi sono bloccata, non riuscivo a ritrovare la gioia nell'andare all'allenamento. Avevo paura di contagiare mio figlio». Sì, perché il più grande tifoso di Diana è Mattia, che dall'Italia ha seguito tutti i colpi della madre. Sport e maternità sono andati sempre a braccetto per la Bacosi. «Da quando è nato mio figlio, lui è venuto primo di tutto, quindi durante la sua infanzia stare lontano da casa mi è pesato, perciò ho cercato di limitare le assenze. Ora è cresciuto, non è più un bambino, capisce che la mamma deve dedicare tanto tempo all'allenamento».
CAINERO OUT
Eccellente in qualificazione, la Bacosi ha perso l'oro, finito al collo della statunitense Amber English, negli ultimi dieci piattelli della finale: «Non riuscivo a concentrarmi, forse perché ho pensato troppo alla vittoria». Cinque anni fa in terra carioca l'Italdonne dello skeet fece doppietta, stavolta in finale c'era solo la dea Diana, perché Chiara Cainero non è entrata nelle migliori sei: «Mi è dispiaciuto per lei, ma mi ha fatto tanto piacere che sia venuto subito ad abbracciarmi al termine della finale». Quello che all'apparenza può sembrare uno sport poco fisico e di sola concentrazione mentale, in realtà nasconde insidie che vanno gestite preparandosi nel migliore dei modi: «Ogni volta che c'è una competizione l'atleta porta in gara sé stessa, rivivendo la sua vita nel gesto tecnico». Le prime cose che farà al rientro in Italia saranno «riabbracciare mio figlio e mangiarmi un piatto di pasta», dopodiché la testa sarà rivolta a Parigi 2024, perché di smettere non c'è alcuna voglia: «Il tiro è una sfida all'ultimo colpo, non puoi abbandonarlo».
Mario Nicoliello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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