AVVERSARI SPECIALI
ROMA Se tutti i gallesi sono stati concepiti su un campo da

Domenica 20 Giugno 2021
AVVERSARI SPECIALI ROMA Se tutti i gallesi sono stati concepiti su un campo da
AVVERSARI SPECIALI
ROMA Se tutti i gallesi sono stati concepiti su un campo da rugby, se il Galles è insomma la Nuova Zelanda dell'emisfero nord, non resta troppo spazio per il calcio al di là del Vallo di Offa. Ma restano sempre il tempo e soprattutto l'orgoglio per fare il tifo per la nazionale di Bale e Ramsey come farà oggi, con molta ed elegante discrezione, l'ambasciatrice Jill Morris, da ormai cinque anni rappresentante del Regno unito a Roma, fissa in tribuna all'Olimpico o al Principality Stadium di Cardiff e immancabilmente vestita di rosso dragone quando l'Italia e il Galles si sfidano nel Sei Nazioni di rugby.
L'INNO IN GAELICO
In realtà anche ieri la ragazza del villaggio di Pantymwyn - come si definisce - ha con diplomazia ripetuto la stessa frase della vigilia di ogni match di rugby: «Sono felice e impaziente, vinca il migliore», ma con la palla ovale è un augurio poco o punto efficace per l'Italia, quindicesima nel ranking mondiale mentre il Galles è settimo. Situazione invece speculare nel calcio: Italia settima, gallesi trentaduesimi, il che non rende meno incerta la situazione in casa Varney, a Cardigan, tra scenari da Mago Merlino, da dove arriva il ventenne Stephen, mediano di mischia degli azzurri, dall'anno scorso in prima squadra dopo aver guidato l'under 18 e l'under 20 a belle vittorie anche contro il Galles. «Dunque, papà Adrian (notevole rugbysta del Neath, ndr) - dice Steve, giocatore del Gloucester nella serie A inglese, appena rientrato da una regata nel canale di San Giorgio - canterà di certo l'inno gallese, ma sarà in minoranza visto che mamma Valeria e i nonni intoneranno Mameli, anche perché, rugby a parte, i confronti sportivi fra queste nazionali non sono frequenti. Io nel calcio, ad esempio, non ne ricordo nemmeno uno».
Già, ma il mediano di mischia dell'Italia nato in Galles quale inno canterà? «(lungo sospiro) Dai, facciamo tutti e due». Quello del Galles, dove il canto in gaelico è materia obbligatoria a elementari e medie, è un'entità molto potente e struggente: La vecchia terra dei miei padri riecheggerà oggi pomeriggio in tutte le verdi valli del Principato, sulla bocca dei 3,5 milioni di abitanti fra i quali nel 1945 decise di restare il bisnonno di Stephen, Carlo Fusconi, agricoltore di Cesena, catturato tre anni prima in Cirenaica dagli inglesi. «Se mi trattano così bene in quello che è un campo per prigionieri di guerra (a Newcastle Enlyn), non dev'essere male la vita da queste parti», pensò prima di chiamare la fidanzata dall'Italia e sposarla. Due generazioni di italiani in Galles e si arriva a Steve, la cui mamma ha però scelto il rugbysta gallese Adrian. «Ma papà è anche tifoso del Manchester e quando andiamo a trovare i parenti a Cesena mi porta allo stadio Manuzzi a vedere il soccer».
SPIRITO DI SQUADRA
L'ambasciatrice Morris, che spera di vedere entrambe le squadre a Wembley, ha lodato lo spirito di squadra dei gallesi ai quali ha augurato Pob Iwc (In bocca al lupo, in gaelico). «E' giusto, quando indossano la maglia della nazionale nessuno può batterli, al massimo può capitare di segnare più gol di loro come potrebbe fare l'Italia all'Olimpico. E ogni giocatore ha dietro il fortissimo orgoglio del villaggio o della valle da cui proviene, come Joe Allen (detto il Pirlo gallese dello Stoke City), che ha frequentato la mia stessa scuola a Presley. Epperò non è mica troppo differente dall'orgoglio con cui i miei bisnonni e nonni materni hanno tirato su la fattoria nel dopoguerra dove sono cresciuto guidando trattori. Hanno fatto conoscere ai gallesi il vino e i prodotti della Romagna che importavano e che affiancavano alle produzioni locali. Pensavo ai loro sacrifici quando mi sono trovato al bivio da giocatore: Galles o Italia? Che cosa ho scelto lo sapete».
Paolo Ricci Bitti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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