ATLETICA
MONTEBELLUNA «Noi eravamo i suoi occhi, lui un maestro di vita.

Martedì 26 Maggio 2020
ATLETICA MONTEBELLUNA «Noi eravamo i suoi occhi, lui un maestro di vita.
ATLETICA
MONTEBELLUNA «Noi eravamo i suoi occhi, lui un maestro di vita. Un secondo padre». È profondamente commosso Leonardo Di Turi, cinquantaseienne montebellunese, commercialista con l'atletica nel cuore e nelle gambe, nel ricordare Carlo Durante, il campione paralimpico di maratona morto domenica durante un giro in bici per un infarto. Il noto atleta 73enne, residente a Montebelluna in via Cordevole anche se originario di Volpago, si trovava lungo la strada panoramica del Montello quando, all'altezza del ristorante Ai Pioppi di via VIII Armata, si è sentito male. Inutile ogni tentativo di rianimarlo. «Gli ho fatto da guida alle Olimpiadi di Atene del 2004, ai Mondiali del 2003, in occasione di vari campionati italiani di mezza maratona - spiega Di Turi - Io e le altre guide eravamo i suoi occhi, ma siamo consapevoli di aver ricevuto più di quanto gli abbiamo dato. Era una persona generosissima, un maestro di vita, un secondo padre».
IL RICORDO
«È stato anche un atleta dal quale ho imparato che non bisogna mai mollare. Del resto, lui sapeva dare forza agli altri - continua Di Turi - Durante le gare era nervoso, ma sapevamo prenderlo. Ci chiedeva le posizioni degli altri, gli dicevamo quello che stava succedendo». Il percorso di Durante è costellato di risultati eccezionali: è arrivato primo a Barcellona, secondo ad Atlanta, terzo a Sidney. Ad Atene, quando aveva già 58 anni, settimo. «Non ha potuto vederle perché era affetto da cecità -ha ricordato il governatore della Regione Luca Zaia - ma ha vinto medaglie d'oro, d'argento e di bronzo in tutte le più grandi manifestazioni internazionali». Augusto Pellizzari, presidente dell'Atletica Montebelluna, commenta. «Era una persona eccezionale, non mollava mai; in questo momento era bloccato perché non gli era stato rinnovato il certificato agonistico; stava aspettando dei controlli. Non poteva partecipare quindi a delle corse, ma si muoveva in bici, un'altra sua passione». E qualcuno si chiede se, senza il blocco legato al Covid, lo svolgimento degli esami e delle cure che attendeva avrebbe consentito per lui una sorte diversa.
IL CORDOGLIO
Intanto, a ricordare l'atleta è anche il sindaco Marzio Favero, che ne parla come di una «figura quasi leggendaria nel movimento sportivo per disabili. Lo conobbi 22 anni fa quando divenni assessore allo sport e alla cultura in Provincia e si fece promotore di incontri sportivi che vedevano disabili e normo dotati gareggiare assieme. Era un uomo che amava profondamente la vita e trovava nello sport espressione della stessa. È vissuto e morto con lo sport».
IL SALUTO
L'ultimo saluto si svolgerà domani alle 11. Inizialmente, si era pensato alla Chiesa di Guarda. Ma quel luogo sacro è troppo piccolo per un uomo tanto grande. Era stata ventilata l'alternativa dello stadio di Montebelluna, dove mesi fa è stato salutato un atleta che ha fatto la storia di tale disciplina in città: Ivo Merlo. Poi, però, si è optato per il Duomo, del quale verrà transennato anche il piazzale esterno. Solo una parte delle persone potrà entrare ed essere fisicamente vicino alla moglie Roberta, alle figlie Daniela e Chiara.
Laura Bon
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