In Spagna la crisi è donna, dopo il Covid sempre più disoccupate

Sabato 11 Luglio 2020 di Elena Marisol Brandolini
In Spagna la crisi è donna, dopo il Covid sempre più disoccupate

La pandemia da Covid 19 ha avuto in Spagna un impatto differente per uomini e donne, richiedendo perciò un approccio di genere nelle politiche di recupero. È quanto sostiene l'Instituto de la Mujer presso il ministero spagnolo delle Pari Opportunità.

In primo luogo, la presenza maggioritaria di donne tra il personale sanitario e nei settori essenziali che ha esposte in prima linea nell'epidemia: in Spagna, le donne rappresentano il 66% del personale sanitario (l'84% nel settore infermieristico) e l'84% del personale nelle residenze per persone anziane; fondamentale anche la loro presenza all'interno delle famiglie nei lavori domestici e nella cura delle persone non autonome. In secondo luogo, la constatazione di come il lavoro di cura sia ancora principalmente a carico delle donne.

Il confinamento, con la chiusura delle scuole e la generalizzazione del telelavoro, ha infatti aumentato il gap digitale di genere per i nuclei familiari più vulnerabili (specie nelle situazioni monoparentali) e ha allargato per tutte le famiglie la differenza di genere nella conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Come dimostra uno studio del gruppo Educaviva della Universidad de Zaragoza, condotto su oltre 500 persone nella Comunità Autonoma aragonese, per valutare l'impatto sociale, educativo e psicologico sulle famiglie (e su docenti e studenti universitari) determinato dallo Stato di allarme. E i cui risultati confermano, tra l'altro, un'implicazione maggiore della figura materna nello svolgimento dei compiti scolastici dei figli.

Per quanto riguarda le conseguenze socio-economiche della pandemia, la componente che penalizza le donne rispetto agli uomini è nell'alta femminilizzazione nei settori dei servizi più colpiti dalla crisi, con condizioni di lavoro precarie e bassi salari. Infatti, i quasi 180 milioni di giovani occupati in tutto il mondo nei settori del commercio, alberghiero e della ristorazione, ove le donne sono presenti con percentuali tra il 41% e il 51%, risultano essere proprio quelli più pregiudicati dalla crisi sanitaria (ILO, 2020).

LA RICERCA
Uno studio del principio di luglio della Universitat de València e dell'Instituto Valenciano de Investigaciones Económicas sull'eventuale aumento del gap di genere nel mercato del lavoro spagnolo (e valenciano) a causa del Covid 19, mostra come la ripresa si stia realizzando soprattutto nei settori con forza lavoro prevalentemente maschile, favorendo perciò più gli uomini che le donne: per queste ultime, infatti, la disoccupazione continua ad aumentare, mentre quella degli uomini ha cominciato a ridursi a maggio.

Nella sua relazione annua, il Banco de España segnala come i collettivi di persone più danneggiati dall'epidemia siano i giovani minori di 35 anni e le donne. Contrariamente alla crisi economica del 2008, infatti, dal principio della crisi sanitaria, l'11% delle donne ha perso il suo lavoro, contro l'8% degli uomini e il ricorso agli ERTE (Cig) risulta più diffuso tra le lavoratrici (il 25%) che tra i lavoratori (il 19%). Perché nella crisi attuale sono i lavoratori delle cosiddette industrie sociali ad essere stati colpiti. Ove la presenza femminile è largamente maggioritaria e i giovani minori di 35 anni la metà circa del totale dei giovani occupati.
 

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