Virus del Nilo, Polesine sotto stretto controllo

Sabato 20 Luglio 2019
PREVENZIONE SANITARIA
ROVIGO Il virus del Nilo si è riaffacciato in Veneto: 18 luglio, come comunica la Regione con una nota, è stato segnalato il primo caso umano di infezione della stagione estiva 2019. Colpito un 79enne che vive in campagna in provincia di Padova e presenta febbre persistente da 10 giorni. La notizia, pur nella sua negatività, conferma quanto già anticipato a maggio, nel corso di un incontro organizzato dal Wwf, dalla dottoressa Gioia Capelli, dirigente dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, l'ente che si occupa delle attività di sorveglianza del West Nile in Veneto: «Quest'anno ci aspettiamo meno casi dell'anno scorso per una serie di fattori, anche se dopo l'esplosione inaspettata dello scorso anno ogni previsione va presa con le molle: il 2018 è andato fuori da ogni schema, ci sono state positività tre volte superiori a quello che era stato l'anno più critico, il 2013, e il virus ha circolato ovunque. E poi, la prima positività è stata riscontrata un mese prima rispetto alle serie storiche».
UN MESE DI RITARDO
L'anno scorso, infatti, il primo contagio umano era stato confermato il 26 giugno, proprio in Polesine, a Polesella. E al 20 luglio di un anno fa c'erano già stati cinque ricoveri nel territorio dell'Ulss 5. Alla fine, il bilancio per la provincia di Rovigo è stato pesantissimo: 54 casi accertati, 37 nella forma febbrile, 10 dei quali comunque ricoverati, 17 nella forma neuroinvasiva, quella più grave, con ben 6 decessi. Una situazione pesantissima, che non ha riguardato solo il Polesine, visto che il virus ha circolato e colpito in tutto il Veneto ma non solo. Anche per questo, nel 2019 il programma di disinfestazione, secondo le linee ministeriali e regionali è stato seguito in Polesine dall'Ulss 5, con un'attenta strategia complessiva. Il vettore di trasmissione del virus all'uomo, infatti, è solo la zanzara, non a caso oggetto di un'accurata caccia. Tutto il territorio è tappezzato di trappole ad anidride carbonica, distanziate fra loro 15 chilometri, con gli insetti catturati da maggio che vengono sottoposti a una duplice analisi, sulla positività al virus e sulla provenienza del sangue succhiato, in modo da capirne le abitudini.
«La rete di sorveglianza entomologica regionale precisa l'assessore alla Sanità Lanzarin - non ha finora evidenziato alcuna positività nelle zanzare catturate, il che indica una diffusione più limitata del virus rispetto all'anno scorso».
F.Cam.
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