Un pediatra a giudizio per la morte di un bambino

Giovedì 23 Novembre 2017
Un pediatra a giudizio per la morte di un bambino
TRIBUNALE
ROVIGO Sarà un processo a fare piena luce sulla tragedia che ha visto il piccolo Giovanni Morello spegnersi ad appena 6 anni, mentre si trovava ricoverato all'ospedale di Rovigo per quella che inizialmente si presentava come una forma particolarmente forte dell'influenza intestinale che circolava in quei giorni. Una morte che ha segnato profondamente la comunità di Anguillara, dove il bambino viveva con i genitori Federico e Tiziana, ma anche l'intero Polesine e in particolare l'ospedale, oggetto anche di un'indagine interna avviata dalla Regione che non aveva tuttavia fatto emergere inadempienze o scostamenti dai protocolli da parte del personale medico.
L'INCHIESTA
Nel frattempo, in questi mesi è andata avanti l'indagine condotta dal sostituto procuratore Giovanni Nalin, che aveva visto inizialmente raggiunti da avviso di garanzia sette medici, dei tre diversi reparti nei quali il piccolo è transitato nei cinque giorni di degenza, per l'ipotesi di reato di omicidio colposo. Le perizie dei consulenti nominati dalle parti sembrano aver trovato una convergenza nell'individuare come causa del decesso uno strozzamento di un'ansa intestinale. Sulla base degli ulteriori sviluppi nelle indagini, il pm Nalin ha poi chiesto il rinvio a giudizio per il solo Vincenzo Rametta, 42 anni, dirigente medico della Struttura organizzativa complessa di Pediatria, al tempo anche direttore facente funzione del reparto che allora era scoperto a livello di primario.
A PROCESSO
Ieri il giudice per le udienze preliminari Alessandra Martinelli ha deciso per il rinvio a giudizio del medico, assistito dall'avvocato Giovanni Sarti del foro di Venezia. Secondo la formulazione dell'accusa, il pediatra è chiamato a rispondere dell'ipotesi di reato di omicidio colposo: la colpa medica sarebbe consistita nell'imperizia per non aver richiesto una consulenza chirurgica generale o specialistica pediatrica, né approfondimenti ematochimici o strumentali, come una radiografia addominale, ma soprattutto per non aver incluso nella diagnosi la possibile occlusione intestinale e nel non aver tempestivamente prescritto un intervento chirurgico di asportazione delll'ansa ileale, la strozzatura dell'intestino che ha poi portato alla morte del piccolo Giovanni per la perdita di liquidi e l'infezione causati dalla perforazione.
«Siamo contenti per la decisione del giudice, che ha respinto la richiesta di giudizio con rito abbreviato ritenendo necessario il dibattimento», commenta l'avvocato Cristiano Violato del foro di Padova che assiste i genitori di Giovanni e che annuncia la loro costituzione di parte civile alla prima udienza il 23 maggio prossimo.
Francesco Campi
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