«Tirava l'Ostro e ha buttato giù tutto» Ma i pescatori voglio ricostruire subito

Giovedì 14 Novembre 2019
«Tirava l'Ostro e ha buttato giù tutto» Ma i pescatori voglio ricostruire subito
LE REAZIONI
PORTO TOLLE Mai visto. Sono le due parole più ripetute dagli operatori della pesca che ieri già dalle 7 erano lungo la Sacca degli Scardovari a salvare il salvabile per rimettersi in piedi. Tra loro anche Angelo Stoppa, presidente della coop Adriatico il quale spiega: «Il problema non è stato il vento in sé, ma l'acqua alta, la seconda più grande dopo quella del 1966. Fa davvero male pensare che proprio tra le cavane abbattute vi è anche quella di un pescatore che aveva finito di sistemarla proprio venerdì, dopo i danni della tempesta Vaia». Oltre al danno poi, un'ulteriore beffa: «I pescatori avevano appena iniziato a lavorare le cozze per la nuova stagione - continua Stoppa -. Dovevano disfare le calze e preparare le nuove così che il prodotto potesse crescere. A causa di questa catastrofe, invece, i pescatori non saranno neanche in grado di poterle lavorare con tutto ciò che ne consegue in termini non soltanto di produzione, ma anche per la perdita di una fonte di sostentamento delle famiglie».
RICOVERI ABBATTUTI
Tra i numerosi pescatori sulle sponde della Sacca, anche Daniele Bertaglia, coltivatore di cozze e vongole proprietario della cavana numero 35, una delle tante di cui è rimasto soltanto un ammasso di rottami: «In 35 anni di attività non avevo mai visto una cosa del genere - spiega Bertaglia -. Temevamo potesse capitare, perché già l'anno scorso aveva fatto molti danni, ma stavolta sono andate giù anche le capanne di nuova costruzione. Un danno non indifferente che ferma tutta la nostra economia».
Come tanti già ieri sera era accorso sulle sponde dell'argine per controllare cosa stesse succedendo: «L'acqua era davvero altissima e a un certo punto si è sollevato l'Ostro (vento che spira da sud, detto vento di Mezzogiorno, ndr). Una combinazione che ha completamente distrutto le baracche. Purtroppo siamo soggetti a questi fenomeni - prosegue il pescatore -. Ogni anno la potenza aumenta e noi abbiamo sempre il pensiero a quello che può succedere qui».
Le cavane non sono semplici capanne nelle quali vengono lasciati gli strumenti da pesca, ma sono veri e propri luoghi di lavoro. Sono state abbattute come birilli. «Non so come faremo adesso - sottolinea Travaglia -. Dobbiamo lavorare. Dovremmo finire di preparare la produzione di cozze per il prossimo anno, ma serve tempo e soprattutto denaro per realizzare una struttura nuova dove poter operare. Non era mai successa una cosa del genere».
RICOSTRUIRE SUBITO
Andando poi sul dettaglio dei costi, Travaglia è perplesso: «Solo per la baracca in legno serviranno dai 25 ai 30 mila euro, ma bisogna considerare anche i danni alle barche e poi nel conto ci sono tutti i macchinari. Il mezzo che sgrana le cozze ha un costo che si aggira tra i 15 e i 20 mila euro». Secondo Travaglia vi è un'unica soluzione: «Bisogna assolutamente rifarle, perché dobbiamo ricominciare a lavorare».
Dolore e impotenza sono le sensazioni che si leggono su questi volti abituati alla fatica e già impegnati a sistemare: «Qui davanti a noi abbiamo il passato, il presente e il futuro di questa terra - commenta una addetta del settore -. Noi sappiamo fare questo mestiere e dobbiamo rialzarci perché dobbiamo pensare anche alle nuove generazioni, ai nostri figli».
A.Nan.
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