Test ai prof: «Poco spazio, per questo alcuni medici rifiutano di farli in studio»

Giovedì 27 Agosto 2020
Test ai prof: «Poco spazio, per questo alcuni medici rifiutano di farli in studio»
PERSONALE SCOLASTICO
ROVIGO «Si tratta di pochi casi, dovuti esclusivamente alla mancanza di spazi e condizioni per eseguire i test». Il presidente dell'Ordine dei medici provinciale Francesco Noce spiega così i motivi che stanno portando alcuni medici di famiglia in Polesine a non poter accogliere in ambulatorio per i test sierologici gli insegnanti e gli impiegati del personale Ata tra i propri assistiti, cioè la categoria di lavoratori che in vista del ritorno a scuola il prossimo 14 settembre si sta sottoponendo ai test che individuano la presenza di anticorpi al coronavirus.
TEST VOLONTARIO
Il test sierologico avviene su base volontaria ed è gratuito: consiste in un prelievo di sangue, che basta a dire se si sono sviluppati anticorpi e quindi si è entrati in contatto con il virus. Il test non dice, però, se la malattia è in atto e di conseguenza chi risulta positivo deve eseguire il tampone, che attesta se si è ammalati oppure no di Covid-19. «In Polesine - spiega il dottor Noce - c'è stata una grande adesione da parte dei medici di medicina generale a questa campagna di screening», che ha previsto lo svolgimento dei test nelle strutture dei medici di famiglia e non presso le istituzioni scolastiche. «Ci sono poche situazioni - continua - dove per motivi organizzativi o logistici non c'è la possibilità di eseguire i test». Non si può assolutamente parlare, insomma, di casi di obiezione ai test sierologici, che sono iniziati il 24 agosto e continueranno fino a una settimana prima dell'inizio delle attività didattiche.
SPAZI DEDICATI
Il Ministero della Salute, con una circolare del 7 agosto, ha previsto che i medici di medicina generale provvedano a eseguire i test sul personale scolastico rientrante tra i propri assistiti, e che le aziende sanitarie locali assicurino ai medici guanti, camici monouso e mascherine in aggiunta a quelli forniti ordinariamente. La circolare ministeriale stabilisce inoltre che l'esecuzione del test avvenga su prenotazione per consentire il rispetto dell'organizzazione dello studio medico e limitare il rischio di contagio di medici, personale e altri assistiti. Ma in qualche caso non si può perché mancano gli spazi: così «ci sono anche Comuni, ad esempio, che hanno reso disponibili spazi adatti. Dove non è possibile, la ragione principale da parte del medico è Non so dove fare i test - spiega il presidente Noce -, visto che si sarebbe trattato per qualcuno di eseguire anche 50 test sierologici o più». E con un'ulteriore incognita: «In caso il test risulti positivo, si dovrebbe chiudere lo studio per dare il tempo a una ditta abilitata di eseguire la sanificazione, senza sapere però quando la ditta potrebbe intervenire. Potrebbe significare, così, la chiusura dell'ambulatorio del medico di famiglia anche per una decina di giorni, con il grave disservizio che ne deriverebbe per i pazienti».
Dunque, quando non è possibile effettuare il test sierologico nell'ambulatorio del proprio medico di famiglia, si è arrivati alla soluzione di dedicare ai test per il personale scolastico un'ora in più negli orari dal lunedì al venerdì in cui sono attivi, nei tre ospedali della provincia, i Punti ad accesso diretto. Gli orari dedicati sono 14.30-15.30 all'ospedale di Rovigo (Corpo F accesso lato sud pensilina rossa), 12-13 al'ospedale di Trecenta (Punto prelievi al piano terra) e 14.30-15.30 ad Adria (Punto prelievi all'ospedale vecchio). In caso di positività al test sierologico, si sarà sottoposti al tampone nel Dipartimento di prevenzione dell'Ulss entro 48 ore.
Nicola Astolfi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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