Smog, Rovigo fuori dal Piano regionale

Venerdì 24 Maggio 2019
INQUINAMENTO
ROVIGO Dopo una prima parte del 2019 segnata dal record negativo di sforamenti dei limiti di Pm10, arrivati a quota 51 in soli cinque mesi contro i 35 ammessi in un intero anno, quello della qualità dell'aria a Rovigo continua a essere un problema sul quale è necessario intervenire con urgenza.
PATTO TRA CAPOLUOGHI
I capoluoghi di provincia del Veneto, in questo senso, si stanno organizzando per coordinare le proprie azioni sul fronte dell'inquinamento atmosferico attraverso il Protocollo aria, un accordo per il coordinamento delle attività di supporto alle azioni previste dal Piano regionale per il contenimento delle polveri sottili, ad esempio integrando le diverse iniziative e coordinando la comunicazione ai cittadini. Il protocollo ha l'obiettivo di coordinare l'applicazione della normativa prevista dall'accordo di bacino, contemplando anche nuove azioni da integrare con le ordinanze che ogni singola città adotta nel periodo invernale, quando le emissioni inquinanti subiscono una notevole impennata a causa dell'accensione degli impianti di riscaldamento. L'Amministrazione comunale della vicina Padova ha annunciato la propria adesione al protocollo proprio nei giorni scorsi. Un impegno coinvolge tutte le Amministrazioni dei comuni capoluogo del Veneto in modo trasversale, al di là delle appartenenze politiche. A rimanere fuori dal patto, che prevede il coinvolgimento anche delle municipalità a ridosso del capoluogo, sono però Rovigo e Belluno. E se per quest'ultima la ragione è facilmente comprensibile, vista la geografia della provincia che rende difficile adottare comportamenti omogenei ad esempio di blocco delle auto più inquinanti, per il capoluogo del Polesine l'esclusione dal protocollo regionale sembra giustificata dalla classificazione in zone fatta dalla Regione. A tal proposito, l'assessore regionale all'ambiente Gianpaolo Bottacin, interpellato sulla faccenda, si barrica dietro un «non ho nulla da commentare».
SOGLIE SUPERATE
Nel nel 2019 i superamenti della soglia massima giornaliera del Pm10 registrati dalla centralina in largo Martiri a Rovigo sono già stati 51, a fronte di un limite annuo di 35 giorni di superamenti della soglia di 50 microgrammi per metrocubo, stabilito dalla legge a tutela della salute. E in poco più di quattro mesi è già stato superato il livello di superamenti messi insieme nello scorso anno, ovvero 49. Quello di quest'anno, per il momento, è il valore peggiore degli ultimi anni, superiore anche a quello dell'anno più terribile dal punto di vista dell'inquinamento a Rovigo, ma non solo, ossia il 2017, quando alla fine dell'anno erano stati oltre il doppio dei 35 previsti come accettabili, ovvero 79: a tutto maggio, infatti, il numero di sforamenti registrati era stato per l'appunto 35.
LEGAMBIENTE
A Rovigo in prima linea per la lotta all'inquinamento atmosferico è schierata Legambiente che proprio per oggi ha organizzato il secondo Climate strike di Fridays for future Rovigo, movimento lanciato a livello internazionale dalla giovanissima attivista svedese Greta Thunberg, coinvolgendo tanti giovani e studenti della città e del Polesine. Una grande marcia per chiedere alle istituzioni una maggiore attenzione per il clima e i cambiamenti ai quali è sottoposto, la maggior parte dei quali legati proprio ai livelli di inquinamento del pianeta. Giulia Bacchiega, presidente di Legambiente Rovigo, fa sapere che l'associazione, a stretto giro, è pronta ad approfondire il Protocollo aria e le azioni che prevede per porre un argine all'inquinamento.
RAPPORTO DELL'ARPAV
Vale la pena ricordare che l'Arpav ha da poco pubblicato la relazione regionale Qualità dell'aria 2018 che vede Rovigo svettare a livello veneto nella classifica delle città più inquinate insieme a Padova, che ha la propria centralina di rilevamento a Granze di Camin, nei pressi della zona industriale. Ma il problema dell'inquinamento dell'aria in Polesine non è solo limitato al Pm10, né, soprattutto, è solo un problema della città di Rovigo. Anche a Badia Polesine, infatti, secondo Arpav, non tira una buona aria. Così come a Borsea. In quest'ottica, le azioni di contenimento delle polveri sottili, se coordinate con le altre città venete, dovrebbero risultare più efficaci.
Elisa Barion
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