Sindaci, la maggioranza sceglie la linea dura

Giovedì 27 Febbraio 2020
LA PAURA DEL CONTAGIO
ROVIGO I numeri, in Polesine, sul fronte del Coronavirus, sono al momento rassicuranti. I test eseguiti, a ieri, risultavano in totale 17 e per 16 è già arrivato il responso di negatività. Per uno solo si attende invece il responso, che dovrebbe arrivare stamattina. Rispetto al numero di 10 di martedì, con tre per i quali si attendevano i risultati, tutti arrivati e negativi, un ulteriore test è stato eseguito nella mattinata di ieri, ed è quello la cui analisi è ancora in corso, gli altri sei sono frutto anche di un riconteggio che tiene in considerazione anche i test eseguiti su pazienti che avevano polmoniti in corso, pur in assenza del cosiddetto criterio epidemiologico.
OCCHIO AI SINTOMI
Il tampone, infatti, viene eseguito a quanti abbiano sintomi compatibili con il Covid-19 e abbiano anche avuto contatti diretti o indiretti con le aree a rischio, i cosiddetti cluster. Oltre al primo focolaio di Vo'-Monselice, ora anche quelli di Mira-Dolo, Limena, Venezia-Mestre, Treviso. Ma anche chi abbia una polmonite sospetta è stato comunque precauzionalmente sottoposto al tampone. Come spiega il direttore generale dell'Ulss Polesana Antonio Compostella, «nel numero di 17 sono ricompresi anche test che non sono stati eseguiti all'ospedale di Rovigo».
POCHI RICOVERI
Fra l'altro, i ricoverati sono molti di meno: «Chi non presentava più sintomatologia ed è risultato negativo al test è stato dimesso». Parallelamente, però, aumentano le persone in isolamento domiciliare cautelare, che superano quota 100. «Sono oltre un centinaio, tutte asintomatiche e seguite dalla sorveglianza attiva da parte del Servizio igiene e sanità pubblica».
SINDACI PERPLESSI
L'elenco, con le dovute cautele dovute alla privacy, è stato inviato ai sindaci, anche perché, come chiesto dal sindaco di Lusia Luca Prando, presidente del Comitato dei sindaci del Distretto 1, alcune persone possono avere necessità specifiche. «Non c'è solo l'aspetto del controllo ha spiegato , da noi c'è una mamma con una bimba che non può uscire e non ha familiari cui rivolgersi per la spesa e ci ha chiesto aiuto. La linea, che ho indicato anche ai colleghi, è stata quella di attivare il Centro operativo comunale, il Coc, e di affidarsi quindi alla Protezione civile, che ha personale preparato. Oggi hanno lasciato quanto le serviva nel giardino e lei è poi uscita a ritirarlo, senza contatto diretto». Il sindaco di Ceregnano e presidente della Provincia Ivan Dall'Ara, spiega che anche nel suo comune c'è una persona in quarantena: «Ai sindaci è lasciato l'onere di controllare che rispettino l'indicazione di non uscire, anche inviando i vigili. In questo caso si tratta di una persona responsabile».
VERTICE ALL'ULSS
Oggi ci sarà un nuovo incontro della conferenza dei sindaci dell'Ulss e il tema verrà nuovamente affrontato. Nel frattempo, il decreto del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ha ribadito la sospensione in tutti i comuni delle regioni colpite di «eventi e competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, in luoghi pubblici o privati», ma aggiunge che «resta consentito lo svolgimento dei predetti eventi e competizioni, nonché delle sedute di allenamento, all'interno di impianti sportivi utilizzati a porte chiuse».
Il sindaco di Adria Omar Barbierato, come quello di Badia Giovanni Rossi, hanno modificato l'ordinanza iniziale, allineandosi alla riapertura già decisa, fra gli altri, da Rovigo, Porto Tolle e Porto Viro. Resta invece in vigore il divieto a Lusia. «Si tratta di pochi giorni spiega Prando - Per le nostre attività ci è sembrato prudente andare avanti per evitare rischi maggiori. Ho mantenuto anche la chiusura del doposcuola, altrimenti non ha senso chiudere le scuole. Serve uno sforzo di tutti, sindaci compresi: non facciamo i fenomeni».
LE ORDINANZE
Anche il sindaco di Canaro Nicola Garbellini resta fermo sull'ordinanza di lunedì: «L'unica cosa che si farà sarà il mercato settimanale, perché gli ambulanti non hanno voluto sospendere e la normativa regionale dà loro ragione, ma per il resto tutto chiuso, impianti compresi, d'accordo con le associazioni del territorio. È stato lo stesso presidente Luca Zaia a lasciare la scelta in capo ai sindaci, appellandosi alla loro responsabilità da buoni padri di famiglia».
Francesco Campi
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