Si scoprirà in autunno il volto che avrà la Zls

Giovedì 5 Dicembre 2019
SVILUPPO
ROVIGO Il primo punto è abituarsi a chiamarla Zls invece di Zes, ossia non la Zona economica speciale, ma la Zona logistica semplificata come aveva detto il sottosegretario Andrea Martella, venuto in Polesine il 22 novembre, con appunto semplificazioni burocratiche e fiscali. Il secondo punto, invece, è provare a capire cosa potrà portare più precisamente alla provincia.
IL QUADRO GENERALE
Il piano industriale presentato a sostegno della richiesta della Zes avanzata dai Comuni e da Confindustria di Venezia e Rovigo (poiché nel programma congiunto c'è anche Porto Marghera), piano preparato da Ernst & Young, lo sguardo offre stime più generali, dando uno sguardo ai possibili effetti complessivi, oltre che fare raffronti con altre realtà economiche estere ritenute similare, come Amburgo e Lione, parlare dei benefici delle Zes potenziate in Polonia (sono 14 per 300mila posti di lavoro, una crescita del Pil del 26,9 per cento, soprattutto per le produzioni di automobili), e si parla dei rapporti possibili con la Cina in quella che viene chiamata la nuova Via della seta mediterranea, stanti i 5,6 miliardi di investimenti cinesi nei porti europei.
Il piano stesso, naturalmente, disegna il quadro socioeconomico dei due territori coinvolti e come questi sono inseriti nel veneto, tracciando così quali siano per esempio le percentuali della popolazione per grado di istruzione, come sia la rete infrastrutturale tra porti, aeroporti, treni e strade, o ancora le domande di brevetti depositate, le start-up presenti, i distretti (con quelli ittico, della giostra e parte del calzaturiero in questa provincia) e via dicendo.
I NUMERI
È per questo che il programma cita gli sviluppi ipotetici solo per macro cifre, senza scendere nei dettagli locali, anche se a Porto Marghera viene dedicato un capitolo specifico per illustrarne la situazione attuale e i preventivati investimenti futuri non collegati necessariamente alla Zls. Tali cifre parlano di 170 ettari disponibili in Polesine e 215 nel Veneziano. I comuni interessati sono Bergantino, Ceneselli, Trecenta, Bagnolo di Po, Fiesso, Polesella, Canaro, Occhiobello, Stienta, Gaiba, Ficarolo, Salara, Calto, Castelmassa, Castelnovo Bariano e Melara. Calcolando un investimento medio di 9 milioni per ettaro edificabile (stimando di usare il 70 per cento del territorio prima detto) e un'assunzione diretta ogni 320mila euro investiti, Ernst & Young ritiene vi possa essere una ricaduta di 7.600 posti di lavori diretti, che arriverebbero poi a 26mila con l'indotto.
Si torna così a quali siano le stime per il Polesine. Una domanda al momento senza risposta, con l'unico spunto che viene sulla tempistica, ossia che molto di più si potrà capire con il prossimo autunno, come spiega Michele Gambato, vice presidente di Confindustria Venezia Rovigo. «Al momento è impossibile fare stime localizzate per una serie di motivi, per questo mancano nel piano di Ernst & Young. C'è tutto un cammino normativo da fare prima».
L'ITER DA SEGUIRE
Gambato spiega, allora, questi iter che ci sono di fronte. «Una volta che la Zls diventerà legge, dal 1. gennaio prossimo ci saranno una serie di adempimenti da svolgere. Oltre ai passaggi governativi, anche la Regione dovrà fare la perimetrazione della Zls e quindi la caratterizzazione, così potremo capire le tipologie di insediamenti delle singole zone».
Nel piano industriale si suggeriscono i filoni dai quali si potrà decidere e si va dalla cantieristica marittima alla logistica, come la green economy, le costruzioni, il manifatturiero smart, il calzaturiero e la cyber security.
«Il nodo sulle stime sta qui - riprende Gambato - quale caratterizzazione avrà il Polesine? Perché, dico a titolo di esempio, fosse la chimica avremmo pochi posti di lavoro, se fosse il metalmeccanico sarebbero molti di più. Solo in quel contesto che si è determinato potremo fare approfondimenti e capire la ricaduta non solo occupazionale, ma anche sulla qualità di questa. Se ho delle aspettative, posso dire, vertono sul dover costruire un processo formativo che abbia prima di tutto la qualità del lavoro, forze specializzate, poi la quantità».
Come si sta preparando Confindustria davanti ai prossimi adempimenti?
«Sto lavorando a un vademecum proprio sugli adempimenti necessari. Faremo poi un tavolo con i Comuni per ragionare insieme sui passaggi da fare e come pianificare, perché bisogna avere programmi a valenza lunga».
Quale tempistica ci si piò attendere per queste fasi?
«Per gli adempimenti formali, di Governo e Regione, servirà qualche mese, poi si partirà localmente. Ottimisticamente, se dopo l'estate fossimo pronti, sarebbe un successo».
Luca Gigli
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