«Senza il chiosco anche la mia vita è finita»

Sabato 20 Gennaio 2018
«Senza il chiosco anche la mia vita è finita»
LA VICENDA
ROVIGO La situazione di Daniele Zago è disperata. Il titolare del celebre chiosco di piazza Merlin vive da 20 anni un incubo.
PORTE IN FACCIA
Davanti ha sé ha trovato, dice, solo «porte chiuse, incomprensione e menefreghismo». «Pretendono che io rimuova lo stabile. Come facciamo io e la mia famiglia ad andare avanti? L'assessore Luigi Paulon vuole fare un parcheggio e buttare su una strada una famiglia per un accanimento fra destra e sinistra» spiega l'imprenditore, promettendo di rivolgersi alla Corte europea dei Diritti dell'Uomo, di tappezzare con i giornali le finestre del chiosco e incatenarsi sotto il Comune.
DECISIONE DRACONIANA
Dopo 20 anni il chiosco deve sloggiare. L'edicola da oltre un anno è chiusa e attualmente funziona esclusivamente il bar gelateria in fondo a via Cavour, gestito proprio da Zago. È scaduta la concessione e Palazzo Nodari gli ha detto che non ci sarà alcun rinnovo. Il 18 giugno dovrà ripristinare il piazzale antistante l'Agenzia delle Entrate com'era fino al 1997, prima della costruzione di quello che per lui in fin dei conti è stato solo un incubo.
«CERCAVO DI AVERE UN FUTURO»
«Avere accettato di fare la struttura è stato un dramma - continua Zago - Nel 1999 per me è iniziata una tragedia: la nostra vita è completamente finita. Il dolore più grande? Come tante altre famiglie oneste, io avevo la speranza di avere un'attività e di costruirmi un futuro quando a 38 anni ho aperto. Ora è tutto vanificato e questo mi spaventa, oltre all'assurdità del comportamento che mi stanno riservando. Mia moglie sono anni che soffre, così come i miei genitori e la famiglia di mia moglie. Abbiamo fatto 20 anni di inferno». Zago, dopo due decenni e mezzo milione di euro di spese tra costruzione della struttura e oneri legali, non accetta di dover radere tutto al suolo.
«Spostare la struttura mi costa altri 200 mila euro e non li ho» racconta il barista e quindi è impensabile allo stato attuale traslocarlo come fosse una tradizionale casetta in legno.
STRITOLATO DALLA POLITICA
«Tutto è iniziato quando furono impugnate al Tar le concessioni edilizie da parte di esponenti del centrodestra. Mi hanno sempre dato ragione, ma per colpa di quel chiosco ci sono sempre stati tutti ostili. Avrebbe dovuto pagarne la costruzione il Comune negli anni '90. Poi mi dissero che mancavano le risorse quando io ormai ero stato convinto ad abbattere il vecchio chiosco che avevo rilevato per 100 milioni di lire appena cinque anni prima. Mi sono indebitato con l'edicolante Sante Cavaliere per poterlo realizzare: mi sono fidato di loro, ho fatto quello che mi hanno detto loro».
UMILIATO E DERISO
Loro sono i politici e dirigenti comunali che, durante le varie Amministrazioni che si sono susseguite negli anni, non gli hanno dato un attimo di tregua. Zago è un uomo a cui hanno tolto la dignità. Sta cercando disperatamente aiuto in balia di una situazione in cui spiega di non avere mai voluto entrare.
«CHIEDO AIUTO»
«Adesso non sono più cosa fare continua e sto cercando qualcuno che mi dia una mano. Ho scritto anche al prefetto, anche solo per un colloquio. Cosa faro? Mi rivolgerò alla Giustizia, anche al Tribunale per i Diritti dell'uomo. Ma difendersi costa soldi e non ne ho più. Mi incatenerò sotto il Comune, tappezzerò le vetrine dei locali con la mia storia».
Alberto Lucchin
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