Sallusti e Formigli alla sbarra

Sabato 21 Novembre 2015
Sallusti e Formigli alla sbarra
Un caso di diffamazione come tanti, ma con protagonisti che ieri mattina hanno messo Rovigo al centro di vicende che hanno segnato l'ultimo quinquennio della vita politica e giudiziaria del nostro Paese. E non solo, visto che la triangolazione in questo caso riguarda gli studi milanesi di Piazza Pulita, programma di La7, e Panama, dove la parte offesa della diffamazione, l'imprenditore Mauro Velocci, aveva lavorato gomito a gomito con il faccendiere ed ex direttore de L'Avanti! Valter Lavitola, da oltre tre anni in carcere per un cumulo di condanne. Ieri si è presentato davanti al giudice Gilberto Stigliano Messuti per essere sentito come testimone.
A rispondere dell'accusa, il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti, nelle ultime ore proposto come possibile candidato a sindaco di Milano, e il conduttore della trasmissione Corrado Formigli, che avrebbe lanciato l'intervista registrata con Velocci definendolo «colui che ha mandato in carcere Lavitola» e che non si sarebbe dissociato dalle dichiarazioni del collega durante la diretta.
Cosa ha detto Sallusti che ha spinto Velocci a querelarlo? Al termine dell'intervista andata in onda durante la puntata di Piazza Pulita del 19 aprile 2012, il direttore de Il Giornale, ospite in studio disse: «Credo che peggio di Lavitola ci sia solo un altro truffatore, che sia convinto o che millanti che Lavitola sia una delle persone più potenti», indicando il monitor dove era stato trasmesso il servizio nel quale Velocci aveva riferito presunti giri di soldi fra Lavitola, Craxi e Berlusconi e di aver saputo di tangenti pagate per gli appalti per la realizzazione di carceri modulari a Panama che avrebbero visto coinvolti oltre allo stesso Lavitola, definito da Velocci «era un uomo di Berlusconi, era lì per Berlusconi», l'allora presidente della Repubblica centroamericana Ricardo Martinelli, nonché il consorzio Svemark, per il quale Velocci lavorava.
Sulla vicenda la Procura di Napoli ha aperto un'inchiesta che non è stata oggetto dell'udienza che si è tenuta a Rovigo, perché è qui che risiedeva Velocci, in via Mascherine.
Sallusti era presente in aula e ha risposto alle domande del giudice Stigliano Messuti, del pm Davide Nalin e degli avvocati delle difese, che già avevano ascoltato il racconto di Velocci il quale ha ribadito di non essere mai stato indagato per truffa.
«Non ero in trasmissione in veste di giornalista, ma di opinionista», ha rimarcato Sallusti che poi ha aggiunto di aver usato quell'espressione dal punto di vista politico: «Sia Lavitola che Velocci tiravano in ballo Berlusconi: mi sono permesso di dire che era una truffa nel senso che si prendevano in giro gli elettori. Al tempo stesso il contesto raccontato era in sé truffaldino».
Poi è stata la volta di Lavitola che si è seduto al banco dei testimoni con la barba non fatta, i capelli ingrigiti e trascinando una gamba «Colpa della sciatica». Il faccendiere ha raccontato dei suoi rapporti con Velocci, in particolare nel periodo iniziale della sua latitanza, quando addirittura gli pagava l'affitto: «Lo credevo un amico, poi ho scoperto che registrava quello che ci dicevamo». Lavitola ha misurato le parole e ha solo accennato alle altre vicende giudiziarie, compresa quella che vede Velocci testimone dell'accusa in un ulteriore processo ancora senza sentenza. Il verdetto sulla diffamazione, invece, potrebbe arrivare già il 22 giugno 2016.
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